CIVATI NEWS

Civati News  del   09 settembre 2013



Nessuno dietro, molti davanti
Nessuno dietro, molti davanti. L'aveva detto Giuseppe Civati alla vigilia di questa calda estate di politica, che continua nelle piazze e nelle feste democratiche su e giù per l'Italia. Siamo infatti moltissimi a seguire il candidato alla Segreteria del Partito Democratico, dalle piazze alla mobilitazione quotidiana, circolo per circolo.

Chi era a Genova, alla Festa Democratica Nazionale venerdi, ha assistito alla standing ovation dopo l'intervento di Civati, che ha tracciato il percorso da qui al Congresso del Partito Democratico, e oltre. “Io vado fino in fondo in questa sfida congressuale”, ha concluso tra gli applausi, “andate fino in fondo anche voi, partecipate, fate la tessera del Partito Democratico e torniamo a parlare della vita dei cittadini, restituiamo il senso altissimo della nostra politica, per cambiare questo Paese”.

GUARDA L'INTERVENTO COMPLETO DI CIVATI ALLA FESTA NAZIONALE DI GENOVA SU CIWATI.IT

Così, mentre Civati indica la stella polare, “il mio Pd è un partito che non pensa solo a vincere o a perdere, ma alle sue battaglie, alle cose che ci stanno a cuore. Un partito che guardi al futuro, ma nel quale Prodi abbia la tessera N.1”, altri restano ben ancorati a terra, a discutere di regole e schieramenti, quasi fosse calciomercato, e a riproporre lo stesso schema di sempre, Ds contro Margherita. Quando invece servirebbe un partito aperto, rinnovato nella sua classe dirigente. Senza paura e senza incertezze.





Accanto a Civati, l'economista Filippo Taddei, che ha spiegato come i mercati internazionali non siano spaventati dal voto, dalla vita democratica, dalle scelte politiche di un Paese, ma dall’incertezza e dall’incapacità di assumere decisioni fondamentali. Il nostro è un Paese che non fa più del lavoro il suo fondamento costitutivo, ma si appoggia completamente alla rendita, alla proprietà immobiliare, perché il lavoro non riesce più a dare certezze. Gran parte delle responsabilità di questa situazione va attribuita a un sistema fiscale che penalizza fortemente sia il lavoratore che l'imprenditore. Siamo una Repubblica fondata sul lavoro, dice invece Civati, “per questo togliere l'Imu a chi se la può permettere è una cosa sbagliata! Le risorse vanno destinate al lavoro, e all'abbassamento delle tasse sul lavoro”, ha aggiunto, sottolineando che questo era nel programma del Partito Democratico, “per il quale siamo stati votati”.





E mentre Civati indicava la rotta a Genova, i volontari di tutte le province si sono ritrovati a Firenze per una giornata di formazione. Come funziona un Congresso, quali saranno le strategie, come collaborare, come comunicare, dalla Rete al porta a porta. Passione, competenza e condivisione da parte dei relatori: Cosseddu, Tomba, Sinigaglia, Castangia, Cramarossa, Apollonio e Diamanti. Civati si nomina poco, ma c’è. Civati è la voce della signora che chiede al suo compagno di seggiola come si fa a creare una pagina facebook, Civati è la voce dei relatori, Civati è la voce di giovani che si sono spostati da tutta Italia all’alba per organizzare un sogno, una follia. Si perché la sua leadership è collettiva, fatta da persone che vogliono vincere il Congresso con le idee: un Segretario dura pochi anni, un’idea rimane per sempre.

Poi cresce, evolve. Diventa futuro.
 

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Civatinews è inviato cortesemente da Varese per Civati




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Civati News  del 30 luglio 2013



«Se non ci sono alternative, si possono costruire», perché sostenere che «non ci sono alternative» è la cosa più conservatrice che ci sia. E, guardacaso, era proprio «per l’alternativa» lo slogan che veniva richiamato costantemente dal Partito Democratico fino a pochi mesi fa. E non parliamo solamente di alternative all’attuale profilo del Governo, ma di alternative al dibattito in cui ci siamo infilati, che ci porta ad usare espressioni scivolose sull’evasione fiscale e ad appassionarci all’Imu.


L’alternativa politica e pratica si chiama «lavoro», come ci ricorda la Costituzione. Ed è la nostra alternativa, perché da sempre ci impegniamo per costruire una società in cui l’ascensore sociale si sblocchi, finalmente. Quel lavoro che, in Italia, invece di essere premiato, viene soffocato da una tassazione pesantissima che potremmo rimodulare e orientare verso i patrimoni. Sia sufficiente un dato: l’aliquota sui redditi bassi è quasi raddoppiata rispetto al momento in cui, negli anni Settanta, fu introdotta l’Irpef. È la nostra alternativa, ma è l’alternativa chiesta anche dal Fondo Monetario Internazionale, da Confindustria e dai sindacati. È l’alternativa dei nostri elettori, perché non aiuta solo i proprietari di casa, ma aiuta tutti i lavoratori, le imprese e i pensionati.


Sono questi i motivi per i quali abbiamo lanciato una petizione online, indirizzata al Consiglio dei Ministri, e intitolata «Abbassate le imposte sui redditi da lavoro, subito!». Partiamo dal lavoro, e in particolare dall’aliquota sul primo scaglione, quello che coinvolge i redditi fino a 15.000 euro lordi, per dare respiro a quelle famiglie che a causa di compensi insufficienti, contratti incerti ed eccessivo carico fiscale, fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. E via su questa strada.



Sembra tutto troppo facile: come finanziamo un provvedimento di questa portata? In primo luogo, destinandovi, se esistono, risorse addizionali che siano ricavabili dal bilancio corrente dello Stato. Ma, soprattutto, cambiando il campo di gioco, pensando all’alternativa: «se esistono le risorse per tagliare l’Imu sulla prima casa o per evitare l’aumento dell’Iva – abbiamo scritto nella petizione -, allora esistono le risorse per tagliare le aliquote sull’imposta sui redditi». Una manovra che, quindi, si può fare subito, e che dobbiamo estendere e rendere strutturale impegnandoci fin da ora a destinare a questo obiettivo tutte le risorse che recupereremo dalla lotta all’evasione: «una nuova filosofia: premiare i contribuenti onesti, e non solo punire i disonesti».


Teniamo insieme tassazione sui redditi da lavoro e tassazione sui patrimoni. E teniamo insieme l’evasione fiscale. Lo ha fatto anche Tito Boeri che, il giorno successivo alla nostra «azione popolare», ha scritto su Repubblica: «La verità non detta da Fassina e da chi ieri lo ha applaudito è che chi oggi vuole abolire le tasse sulla casa, anziché quelle sul lavoro, e vuole tollerare maggiormente l'evasione, ha scelto di far pagare di più le tasse a chi le ha sempre pagate. È una scelta di politica economica conseguente, che ha accomunato i governi di centro-destra, che hanno in gran parte gestito la politica economica in Italia negli ultimi 15 anni. Ieri abbiamo avuto da parte di un sottosegretario aspirante segretario del Pd, un sorprendente segnale di continuità con quelle politiche».
Noi non ci adeguiamo. E, anzi, ci piace. Ci piace immaginare, disegnare e costruire percorsi nuovi. Alternativi.

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Civati News  del 23 luglio 2013


Vorremmo che fossero così, come li abbiamo visti al Chiostro della Ghiara a Reggio Emilia, il 5, 6 e 7 luglio, il Partito Democratico e il Paese in cui viviamo. Un partito e un Paese che vivono all’aria aperta, laddove far incontrare i giovani di oggi e di ieri.
La capacità di incontrarsi e di discutere, di tenere insieme le cose, di studiare i problemi e di proporre soluzioni, sono i punti che tracciano la linea arancione del cambiamento (ve la ricordate, la primavera arancione?). Ci sembrava di averlo intravisto, quel gemello coraggioso e ambizioso del Partito Democratico, proprio come succede in quel film, che dà il titolo alla tre giorni. 
Un partito che accoglie i giovani e che si interroga su quel che succede in Turchia, una terra alle nostre porte, eppure così lontana. Un partito che non ha paura di confrontarsi al suo interno, perché sa che è solo dalla discussione, e non dai caminetti, che emergono posizioni condivise. 
Come Fabrizio Barca, Walter Tocci, Andrea Ranieri e Sandra Zampa, a confronto con Giuseppe Civati: schiettamente, apertamente, sul partito che vogliamo. «Quella di Civati è un’ottima candidatura a Segretario: solo il fatto che lui corra costringe gli altri a discutere di contenuti», ha concluso Fabrizio Barca.

(Tutti gli interventi del PolitiCamp sono su youtube. Puoi vederli alla pagina  www.youtube.com/giuseppecivati)



Un partito puntuale, come la mattina successiva, e che presenta un pacchetto già confezionato di «leggi del cambiamento»: consumo di suolo e gestione dei rifiuti, efficienza energetica, trasparenza della pubblica amministrazione, lotta all’illegalità e alla corruzione. Il tutto, nel contesto di «una più perfetta Unione Europea».
Quando succedono le cose belle, si vuole essere parte. Microfono aperto, perciò, e cinque minuti per ciascuno. Acqua, energie rinnovabili, ricerca, impresa e illegalità, diritti. C’è un po’ di ognuno di noi, in quelle parole appassionate.
Come organizzare tutto ciò, come «dare ragione alla passione»? Ci vuole la scienza, nel senso che abbiamo bisogno di un approccio scientifico e meticoloso. Ed è per questo che ci è stato spiegato come funzionano le dinamiche comunicative, in rete e al bar con gli amici; come si fa il «porta a porta» e cosa può fare ciascuno di noi.
E ancora: piattaforme digitali e strumenti per la partecipazione. Se il cuore sarà sempre la politica, esistono però strumenti che possono aiutarci a migliorare le dinamiche partecipative rispetto a quelle funzionanti attualmente sia nel partito che nel gruppo parlamentare, definito da Renato Soru come «il più grande gruppo misto della storia della Repubblica Italiana».




La domenica è la giornata di tutti quei mondi che vorremmo nel PD -  da OccupyPD a Libera ai Comuni virtuosi - e ai quali non ci siamo mai aperti. Nonostante, molte volte, non vedano l’ora di avere un buon motivo per iscriversi al PD.
E l’economia? Ci siamo scordati l’economia? Tutt’altro. E’, anzi, con coraggio, che una domenica mattina di luglio parliamo di riforma del welfare, reddito minimo garantito e riforma fiscale, per ridare centralità al lavoro. Per davvero.
E’ il 7 luglio, data dell’eccidio di Reggio Emilia, del 1960. E’ il momento di Paolo Nori, con «Noi la farem vendetta. Nori condivide, poi, la sua visione del Partito Democratico perché i presenti sono «pur sempre del Partito Democratico, e questa è la cosa che non capisco tanto bene e mi viene da chiedervi: perché? Perché non fate una roba per conto vostro?».
Cosa ci stiamo a fare qui, e come faremo del PD un posto dove andare? La risposta tocca a Giuseppe Civati che esordisce anch’egli con «noi la farem vendetta»: per Prodi e Rodotà, per le timidezze di questi anni, premessa al governo delle larghe intese. Per quelle persone che si aspettavano una stagione politica diversa. Senza avere nessuno dietro, senza correnti, ma con tanti cittadini davanti. C’è molto da fare, e noi lo faremo tutti insieme. Senza tatticismi. E «se questo va contro le larghe intese, caro Enrico, ce ne faremo una ragione».
  


La mattinata volge al termine, e arriva il momento di fare i conti. Ci pensano i ragazzi di Reggio. Le spese le conoscevamo: Materiali e promozione 3.975 €; Service audio-video 3.600 €; Realizzazione web 3.785 €; Spazio bambini 260 €; Noleggio attrezzature 180 €; Ospitalità 350 €, per un totale di 12.150 €. Ma i ricavi sono stati una sorpresa. Solo con le donazioni al banchetto e la vendita di libri, magliette e gadget è stato ottenuto un risultato  fantastico: 100% dei costi coperto. La buona politica paga!
Un caloroso ringraziamento a tutte le persone che hanno partecipato a questo meraviglioso evento.

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Questa mail è stata inviata a giovanniderosa48@gmail.com.


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Lettera del 4 luglio 2013 

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