Buon 25 maggio !


Carissimi,
ritorno al mio blog dopo un mese di assenza, assenza dal blog ma non dall'impegno politico/amministrativo, nel quale ho continuato a spendermi senza sosta per sostenere Mario Lotti,  candidato sindaco a Morazzone, e la sua squadra, ricca di straordinario valore politico e umano. "Morazzone Bene Comune" - questo il nome della lista ha posto al centro del suo impegno politico, umano e amministrativo i temi cari all'area progressista e di centrosinistra da cui è scaturita: il tema della difesa dei beni comuni,  della solidarietà, dell'accoglienza, della pace, della salvaguardia dell'ambiente, di una scuola di qualità e di una rinascita civica e culturale dell'intero paese.
Un'esperienza  bellissima, in un gruppo ricco di articolazioni politiche,  vissuta in piena coerenza col mio impegno nel PD, sempre più caratterizzato dal mio rapporto privilegiato con l'area che si richiama alle idee  e alla battaglia politica per un nuovo centrosinistra di Giuseppe Civati.
Per questo, alle amministrative voterò:
Clicca qui per andare al programma.

e per il Parlamento europeo voterò PD e darò la mia preferenza a 
accogliendo l'invito di Giuseppe Civati, giuntomi con la sua consueta newsletter, che pubblico di seguito perchè mi riconosco pienamente nelle idee che esprime, a partire dall'attenzione per la lista Tsipras, con i cui eletti certamente si dovrà dialogare in Europa, in Italia e a...a Morazzone.



Ciao Giovanni,

La domanda più ricorrente di queste ultime settimane che pongono a Giuseppe Civati e a tutti noi è: perché non usciamo dal Pd e, nell'imminenza delle elezioni, perché votiamo il Pd. E addirittura facciamo tre, quattro, cinque iniziative al giorno per la sua campagna elettorale.
Pippo Civati risponde così:
Per prima cosa, non voto M5s perché sono di sinistra e non mi piacciono i partiti e i movimenti che dichiarano di non essere né di destra, né di sinistra. Non mi piacciono tante altre cose - per esempio, incrociare le mani a forma di manette in aula -, non mi piace la volgarità, non mi piace un programma che - per essere iperdemocratici - alla fine è deciso da poche, pochissime persone.
Faccio questa battaglia nel Pd, per riportarlo nel centrosinistra e perché torni a frequentare una logica dell'alternanza, contro ogni tipo di trasversalismo e di oligarchia interna, e me ne toccherebbe una ancora più clamorosa nel M5s.
Per le Europee, c'è un problema in più: con chi si alleerà il M5s? Con i no-euro di ogni sorta? Con la sinistra radicale? Con i verdi? Non è dato saperlo. Sulla base di quanto è accaduto in Italia, il M5s non si alleerà con nessuno, portando gli altri a fare accordi tra di loro, per poi dire che sono tutti uguali.
A me, invece, l'idea di stare finalmente nel Pse e da lì guardare a Tsipras e ai Verdi europei non dispiace affatto.
In secondo luogo, non voterò per la lista Tsipras, che ovviamente sento molto più vicina e in cui militano molte persone che stimo. Non lo farò non solo per la collocazione europea (il Gue mi sembra orizzonte troppo stretto e orientato), ma anche perché credo che la sinistra per potersi definire tale debba essere grande e aperta, capace di governare, di allearsi con altri soggetti, con un messaggio che sia comprensibile alla maggioranza delle persone. Il fatto che anche all'interno di Sel si siano manifestati molti mal di pancia, in questi mesi, ci fa capire che c'è qualcosa che non ha funzionato, nel lancio di una lista dal messaggio affascinante e importante, in questa Europa da cambiare.
Non mi è piaciuto, da ultimo, che dalle liste di Tsipras fossero esclusi i politici, come se fossero «malati». Per operazioni del genere esiste già il M5s. Né mi è piaciuto che persone che voterei, come Barbara Spinelli, abbiano detto che se saranno elette, si dimetteranno. Mi sembra un'idea sbagliata, proprio per quanto vi sto per scrivere.
Se voto il Pd è proprio perché si possono esprimere quelle preferenze per cui ci siamo battuti invano nel corso della discussione della legge elettorale (torneremo a farlo, non preoccupatevi).
Perché è un partito grande, nel quale certo ci deve essere più pluralismo, come sostengo da tempo. E perché è l'unico soggetto politico che, se vorrà, se vorremo, potrà ricostruire quel centrosinistra che ci porti al governo dopo (e con) libere elezioni (motivo per cui non ho apprezzato la lunga teoria di governi di larghe intese che ci stanno facendo male, a mio modesto avviso).
Il voto, questa volta, può essere tutto politico, manifestandosi nell'adesione di questo o quel candidato, che sono certo mi rappresenterà meglio di quanto avrei potuto fare se, per andare a Strasburgo, mi fossi candidato io.
Se seguirete il mio consiglio, in Europa andranno persone capaci di rappresentare una sinistra moderna, innovativa, liberale, radicale nelle intenzioni e lucida nella scelta degli obiettivi. Che ha dimostrato di saper lavorare insieme, in una straordinaria campagna delle primarie. Che ha costruito migliaia (non esagero) di iniziative politiche in tutto il paese. Con il desiderio di cambiare tutto, senza urlare e fare i gestacci. Con «metodo democratico» come richiede la nostra Costituzione. Con la speranza di riportare il paese alla dialettica tra destra e sinistra e avere quel voto in più che serve in Europa e servirà in Italia.
L'ultima obiezione la conosco bene: ma così fai vincere Renzi. Scusate, ma per me è più importante il Pse che guarda a sinistra, il Pd che ricostruisce il centrosinistra, le persone che mi rappresentano della dialettica interna e di una rivalità personale e politica che non ho certo voluto.
Gli elettori del Pd, per altro, a valanga, hanno scelto Renzi sei mesi fa, lui poi ha scelto di fare una cosa per me molto sbagliata, ma gli obiettivi che abbiamo di fronte superano me (che è poca cosa) ma anche lui. Se il Pd sarà grande, non solo elettoralmente, anche politicamente, ci sarà bisogno di tutti, anche di chi sta a più sinistra di me. Sempre che si voglia costruire una sinistra di governo.
Questo è il mio progetto, da sempre. E spero sia il nostro progetto. Perché in Europa ci siano tanti come Daniele ViottiPaolo SinigagliaRenata BrianoAndrea PradiElly SchleinIlaria Bonaccorsi e Elena Gentile. Nel gruppo del Pse, in grado di cambiare le cose. Senza uscire da tutto quanto, dal Pd, dall'euro, dalla buona educazione.
Senza perdere l'entusiasmo, però, per qualcosa che ancora non c'è. In Europa, in Italia e anche nel Pd.

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