ELOGIO DEL PEDONE... di Gianni Salmaso

 "Giovanni, ti allego uno scritto che avevo preparato per il giornalino di Morazzone già dal novembre scorso, mai apparso su quelle pagine perchè giunto in ritardo per il penultimo numero e, probabilmente, troppo in anticipo per il numero recapitato in questi giorni nelle case dei morazzonesi.
 Credo che sia andata più o meno così!
Lo scritto tratta del (quasi) meraviglioso mondo dei pedoni in quel di Morazzone e avrei piacere, se vuoi, di vederlo pubblicato sul tuo blog ed eventualmente, sentito Mario, anche sul blog di 'Morazzone Bene Comune'.   Ho già inviato e invierò ad altri blog del nostro paese il file perché vorrei che più persone dibattessero su questo tema che si collega, tout court, con il progetto, a te caro, della carta dei sentieri.
Stai bene ! 
Gianni [ Salmaso] "

Gianni, lo pubblico volentieri il tuo pezzo, così com'è, sapendo che in  quelle parole c'è tutta la tua profonda sensibilità di pedone in carne e ossa ( una "categoria sociale"che possiamo annoverare tranquillamente tra i "deboli" e "senza voce", senza potere contrattuale).  Mi fa piacere che nella mail hai richiamato la "mappa dei sentieri", un mio ( anzi nostro) obiettivo concreto. I sentieri,per il bosco sono come le arterie per il nostro corpo...semplicemente sono la vita. Non è possibile dimenticarli. Arterie, come la stessa  rete dei marciapiedi...ma su questo non mi dilungo - è il  "tuo" tema- e do subito spazio a quanto ai scritto.
Ciao.
Giovanni


ELOGIO DEL PEDONE...di Gianni Salmaso

Per motivi che non sto a elencare, da circa due anni ho preso la risoluzione di non servirmi più di auto o moto per i miei spostamenti, ma, semplicemente, di utilizzare le mie gambe, tutt’al più coadiuvate dalla bicicletta e, all’occorrenza, approfittare della corriera.  Ho scoperto che tutto ciò è bello!
Non sento per nulla la mancanza del mezzo veloce che mi trasportava da un luogo all’altro, senza però farmi cogliere l’essenza di ciò che mi stava attorno. Ora mi accorgo dei colori della natura al cambio delle stagioni, mi fermo ad ascoltare il canto degli uccelli, incontro un amico o un conoscente e scambio due (o tre, o quattro) chiacchiere, …Sono diventato un pedone e non mi dispiace!
In questa nuova veste, oltre ad apprezzare le cose appena dette, mi rendo conto di quanto sia bistrattata questa categoria umana nella quale mi trovo iscritto. Muovendomi prevalentemente a piedi, i miei spostamenti, in termini di chilometri di percorrenza, si sono oggettivamente ridotti e riguardano prevalentemente il mio amato paese, Morazzone. E qui arrivano le dolenti note!
Capita spesso di ascoltare discorsi delle ‘Autorità’ dove si invitano le persone a lasciare a casa l’auto, fare due passi, quanto fa bene alla salute, ecc…, ecc…   Io ho preso sul serio questi suggerimenti, ma sono stato costretto a scoprire che la vita del pedone è, sì!, piacevole, ma irta di difficoltà.  Faccio alcuni esempi di queste difficoltà, testate sul campo (oops, sulla strada), in quel di Morazzone:


-      - via Mameli, tratto tra gli incroci con via Belloni e via Dalmazia: è segnato sulla strada uno stretto percorso pedonale che dovrebbe smaltire (brutta parola, ma efficace) le decine e decine di mamme, papà e scolari che, in rigorosa fila indiana, vi sfilano, stante la presenza in zona di ben tre scuole.  Sarebbe sufficiente ridurre il calibro della carreggiata destinata agli autoveicoli, normalmente non numerosi, e il percorso pedonale sarebbe più comodamente percorribile;
-          via S. Maria: la larghezza del tratto pedonale delimitato dai paletti di ferro è ridotta al minimo essenziale; anche in questo caso sarebbe possibile ridurre il calibro della carreggiata destinata agli autoveicoli;
-          via 26 agosto: non c’è nessun percorso pedonale segnato o protetto e il povero pedone è costretto a continui zig-zag tra le auto parcheggiate per evitare i veicoli che transitano. La soluzione è possibile realizzando un parcheggio in un’area attualmente non costruita adiacente alla strada; quest’ultima, finalmente sgombera degli autoveicoli in sosta, potrebbe essere percorsa in sicurezza dai tanti pedoni che si recano al cimitero;
-           via del campo: gli spazi per i marciapiedi ci sono, … a quando la realizzazione?

                -          via per Castronno: qui, proprio, il pedone non è previsto perché manca qualsiasi spazio per percorrere la via, se non appiattendosi alle recinzioni delle proprietà e/o invadere la cunetta destinata allo scolo dell’acqua piovana;
-          le altre vie tutte: uno studio sulle vie del paese sarebbe sicuramente utile per evidenziare ogni situazione critica dove la pazienza del pedone è messa a dura prova.

Le mie riflessioni non si limitano alle note dolenti. Mi piace ricordare l’efficace sistemazione della viabilità nella frazione Caramama, che non ha dimenticato l’esistenza dei pedoni, e il tratto di marciapiede costruito davanti al cimitero che vedrà un ulteriore allungamento verso via Caronaccio.                             E’ apprezzabile il proposito dell’amministrazione comunale di un intervento di manutenzione nella via Castello, via pedonale per eccellenza, l’ultima ancora rimasta con i sassi posati dai nostri vecchi.
Questi esempi, che denotano un’abbozzata attenzione ai pedoni, mi lasciano ben sperare.  I pedoni, visto che esistono da sempre, qualche diritto dovuto alla primogenitura possono anche rivendicarlo; mentre la breve storia dell’auto privata, intesa  come mezzo principale di locomozione di massa, ha il sapore di una favola che, come tutte le favole, avrà presto o tardi la sua fine.   Spero lieta!

Morazzone, 17-11-2013

Gianni Salmaso
Salmaso Gianni
via A. Volta, 4
      tel.     0332 461545
e-mail      gianni.assunta@libero.it



Il "pezzo" di Gianni - per dirlo in gergo -  è del 17 novembre scorso...deve essersi perso nei cassetti del Direttore de "Il Morazzone". Per questo motivo, ed ha fatto certamente bene, Gianni ha chiesto ospitalità a noi, e  altri blog, nonché pagine FB . Credo proprio che nessuno gliela negherà, perché le sue considerazioni sono tuttora di grande attualità. 
Giovanni de Rosa

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