La Pace in Siria, e nei tanti focolai di violenza ancora accesi, viene prima !


Immagine di scontri recenti in Siria - FotobdTorino.eu
Sì, intendo proprio dire che la Pace in Siria, con i suoi morti, il seguito infinito di dolore, le sue rovine  e soprattutto le speranze alimentate dall’iniziativa del papa e della diplomazia internazionale  vengono prima di Berlusconi, dei suoi guai giudiziari  e della sua lunga guerra alla magistratura cosiddetta "di sinistra".
E allora, mentre sta per riunirsi la “Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari” del Senato, per la prima importante votazione sulla decadenza del cavaliere/evasore  e mentre il paese attende il suo ennesimo messaggio autocelebrativo e autoassolutorio, rigorosamente senza contraddittorio, io penso alla Siria e alla tragedia di una vera e propria guerra civile che stanno  subendo soprattutto i suoi cittadini più deboli e indifesi.

Sono passati esattamente 10 giorni da quell’indimenticabile 7 settembre in cui credenti di tutte  le fedi e non credenti amanti della Pace, accogliendo  l’ invito di papa Francesco, hanno dato vita ad una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria, in Medio Oriente e in tante altre aree del mondo.  Quel giorno a qualcuno ( e la rete l’ha registrato) l’appello del papa era apparso inutile, anzi dannoso, quasi un assist insperato a favore del “macellaio “ di Damasco – lo scriveva  un anonimo  commentando un post sulla mia pagina FB (QUI, per chi è iscritto a Facebook) - .  A qualche altro appariva  quantomeno velleitario l’obiettivo del Papa e dei digiunatori di mettere in moto, con una semplice,disarmata preghiera, un meccanismo che potesse evitare altre morti innocenti in una Siria martirizzata da Hassad  e non risparmiata neppure dalle forze ribelli (della cui trasformazione ci parlerà poi, all’indomani della liberazione, il giornalista Domenico Quirici ). Per fortuna, a dispetto di frange  marginali, quel giorno, da quell’appello, da quel digiuno e da quelle preghiere – anche quelle  laiche -  è nata una speranza nuova, una consapevolezza nuova che evitare la guerra è possibile. Questa consapevolezza – per me una vera primavera per la pace – esige di tenere alta la tensione, la fiducia nella forza della Pace, del dialogo , ma anche di essere “sentinelle”, di vigilare sulle  illusioni ottico/politiche di soluzioni facili, perché quotidianamente vengono seminate “mine” lungo i sentieri della pace da guerrafondai senza scrupoli.
Papa Francesco, l’8 settembre scorso – all’indomani della grande iniziativa da lui lanciata - certamente si riferiva alle lobby del commercio di armi  ( lobby di violenza e di guerra) dicendo:  Sempre rimane il dubbio se questa guerra di qua o di là è davvero una guerra o è una guerra commerciale per vendere queste armi, o è per incrementarne il commercio illegale?”. 
Con quelle parole  il Papa è sceso in prima linea contro il commercio illegale di armi, e quindi  contro l’idea che gli affari sono affari ( un’idea che pare avere molta presa in tempo di crisi economica) secondo cui, se scoppia una guerra è meglio che le armi le forniamo noi, piuttosto che gli altri; e per cos’altro produrremmo  e commerceremmo armi se non per il Pil !
E’ il  business e solo il business che hanno in mente molti amministratori delegati, dirigenti  di aziende produttrici di armi e le loro lobby ( quelle  americane fanno scuola ! )  quando, si fanno dichiarazioni come questa: " L'Italia dovrebbe stare «nel gruppo di testa» dei Paesi che interverranno contro Bashar al Assad, per non essere costretta ad «accordarsi in un secondo tempo e fare le cose che fanno gli altri, ma senza riscuotere meriti».
Sono le parole che diceva qualche settimana fa  Alessandro Minuto Rizzo, consigliere di amministrazione di Finmeccanica ed ex vicesegretario della Nato, in un'intervista al quotidiano “Europa”, come ho già scritto (QUI ).
Ma l’attualità del problema “ Siria “ non deve farci dimenticare le decine di  focolai di guerra o di tensione ancora attivi in tante aree del mondo. Anzi deve continuamente spingerci a chiedere conto a chi le ha volute di cosa ne è stato degli interventi armati  in Afghanistan e in Iraq.
In merito alla guerra in Iraq, iniziata il 19 marzo 2003 e terminata  qualche giorno prima del Natale 2011, oggi abbiamo la certezza che ha  provocato la morte di non meno di 100mila civili iracheni e di 4500 soldati Usa... senza riuscire ad  esportarvi – perché non si esporta con le armi-  la democrazia.

Mons Giovanni Giudici.

E proprio all’Iraq - la cui situazione politica, militare e sociale risulta ancora fortemente critica-  è dedicato il Comunicato di Pax Christi Italia del 17 settembre scorso,  firmato dal suo Presidente  Mons.Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia , che si conclude con un monito :
“L’ Iraq, nella sua instabilità senza fine è la conferma di come la guerra sia davvero “avventura senza ritorno” e di come non ci sia alternativa  alla strada del dialogo e della nonviolenza nell’impegnativo cammino della pace”.

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