3 Maggio: Assemblea Provinciale PD a Varese !
I Giovani Democratici che a Varese hanno dato vita a OccupyPD . (QUI) |
Mail: info@partitodemocraticovarese.it
Cara Presidente, Cara
Laura,
con riferimento
alla riunione dell’Assemblea provinciale del PD, tenutasi venerdì 5 maggio, ti
rimetto copia del mio intervento, quello
che avevo preparato con cura, senza
rabbia, anzi con tanta tristezza per la difficile situazione che il partito
vive dal 26 febbraio scorso, allorché furono resi noti i risultati ufficiali
delle elezioni del 24 e 25. Ma che soprattutto avevo immaginato di pronunciare
in tono pacato, esattamente il contrario di quello che poi ho fatto.
Me ne rammarico
molto e del mio atteggiamento mi scuso, con te – nella tua qualità di Presidente
- e con tutti i presenti, a qualsiasi area politica appartengano, perché
nonostante le diverse opinioni, ritengo che quella sera, come sempre, tutti
meritassimo, da tutti: attenzione e rispetto, perché tutti siamo ugualmente
turbati, consapevoli e incolpevoli della grave situazione che il partito sta
vivendo.
Me ne
rammarico in modo particolare e chiedo scusa all’amico Walter Picco Bellazzi
che pure stimo molto e del cui blog sono affezionato lettore.
Non avevo assolutamente previsto, cara Laura, di
dover esporre i pochi punti che avevo deciso di trattare, partendo proprio dal
tema sollevato da Walter e sintetizzato nella domanda: “qual è l’alternativa? “.
E’ stato solo il
caso a decidere che andasse così, che lui intervenisse in assemblea immediatamente prima di me si trattenesse proprio sulla domanda che nei giorni scorsi è stata posta migliaia
di volte sul web, a volte in modo
provocatorio, altre in modo auto consolatorio.
Una domanda che
spesso era stata rivolta anche me provocatoriamente e che, riascoltarla
anche quella sera, ha fatto riemergere quelle lacerazioni profonde che sto cercando
di alleviare, come tutti, recuperando rapporto con gli elettori e gli amici di partito.
Il mio intervento
doveva vertere su pochi punti,che in ragione del tempo in assemblea ho estremamente sintetizzato, e qui di seguito esprimo più compiutamente.
LE MIE OSSERVAZIONI AL DOCUMENTO PREDISPOSTO DALLA
SEGRETERIA PER L’ASSEMBLEA DEL 3 MAGGIO
1) Il documento predisposto dalla segreteria come sintesi
del dibattito svoltosi nell’Assemblea mi sembra presenti qualche carenza. Lo dico con franchezza anche se mi costa sacrificio criticarlo, proprio in un momento
in cui il cuore mi dice che è
prioritario ringraziare Fabrizio Taricco - che ha annunciato le dimissioni
da Segretario provinciale – per il
lavoro svolto in questi anni, con serietà, sobrietà, discrezione. Nonostante che al punto 1°, 2° comma si
sia scritto: “- il Partito democratico,
in questa fase politica, non si è dimostrato all’altezza della situazione” , mi
sia consentito dire che mi appare almeno superficiale:
a)
non aver
rilevato con chiarezza che buona parte della base in queste settimane ha criticato aspramente la decisione di
Bersani ( e della dirigenza del PD) di ostinarsi nel pretendere di voler formare a tutti i costi un governo
di minoranza, “mendicando”
l’appoggio esterno al suo Governo, talvolta a “destra”, talvolta in direzione del
M5S , quando sarebbe stato, con tutta evidenza, più dignitoso e più
lungimirante rinunciare all’incarico dopo i primi netti dinieghi e
dichiararsi disponibili ad appoggiare un
Governo guidato da un uomo gradito anche al M5S o , quale ultima alternativa, un
Governo del Presidente. Io credo che quei 45 giorni di tentativi bersaniani ( e
la successiva fase delle commissioni di
saggi) abbiano dato un ulteriore duro colpo alla credibilità ed alla tenuta del PD, dopo quello già destabilizzante dovuto
alla sconfitta elettorale;
b)
non aver esplicitamente menzionato e
riflettuto sul perché della bocciatura della dell’On. Marini alla Presidenza della Repubblica.
Una candidatura chiaramente nata per lanciare un ponte verso il PdL( cosa che,
come abbiamo visto dopo, non è risultata per niente indigesta a buona parte dei parlamentari PD ),ma che ha prodotto immediatamente la
rottura dell’alleanza con Sel e provocato intensi “mal di pacia “ tra le file
dei grandi elettori e la stessa base del PD. E’ stata la figura di marini, il
disegno politico che sottendeva o la pessima gestione dei rapporti con i grandi
elettori da parte del segretario nazionale?
Io penso che abbia giocato un ruolo pesante proprio la mia terza
ipotesi. D’altra parte con quale
entusiasmo poteva essere accolta dai nostri Parlamentari una proposta di
candidatura, di fatto già concordata con
Berlusconi ? La caduta d’immagine del partito, iniziata con la sconfitta
elettorale e proseguita con “ i 45 giorni passati da Bersani a dare
testate contro muri di gomma “, è quindi
continuata accelerando il suo moto con la bocciatura delle candidature di
Marini e poi di Prodi. Sul fallimento della candidatura di Prodi
il giudizio espresso nel documento mi sembra più netto e per questo
assolutamente condivisibile: “ non
votando Prodi come invece deliberato con acclamazione all’assemblea dei grandi
elettori, sono venuti meno ai più elementari obblighi di lealtà e di
trasparenza, causando così un enorme danno d’immagine al Partito, oltre alle
dimissioni del segretario nazionale”;
c)
non aver
neppure fatto cenno alla candidatura di Stefano Rodotà, che fin
da giovanissimo (nel PCI ) ho imparato a considerare uno dei nostri, un
prezioso “compagna di strada”; un personaggio che sarebbe dovuto rientrare
nella nostra rosa di candidati e che, prima di essere candidato dal M5S, è stato candidato da intellettuali e
uomini di spettacolo con una petizione pubblica: Ma il nostro partito ha fatto
finta che quella proposta neppure esistesse per poi sostenere che “era una candidatura M5S” ( “una candidatura di parte”, veramente
incredibile! ) e far cadere nel vuoto l’affermazione
di Grillo: “votate Rodotà e si possono
aprire praterie per il Governo del paese”;
d)
non aver capito
che
la processione da Napolitano per supplicarlo di accettare un nuovo
mandato, ci avrebbe portato dritti al Governo con Berlusconi, a
dispetto di una campagna elettorale giocata tutta sui “NO” e i “MAI PIU’con Berlusconi “ ;
e) la grande confusione creata da Bersani stesso sulla
distinzione tra “piano di Governo e piano Istituzionale –
inventandosi quel finto “doppio canale”
che oggi da modo a Berlusconi di proporsi come Presidente di una, spero ormai
abortita, Convenzione per le Riforme Istituzionali, da cui pensa di trarre
vantaggi ancora una volta solo per sé e la sua agenda giudiziaria;
f)
che in
nessuna occasione la dirigenza nazionale del PD si è lasciata sfiorare dal dubbio che, nel
giro di pochi giorni, avremmo potuto
convocare “il popolo delle primarie”,
in assemblee pubbliche con gli iscritti ,
per consultarlo, tastarne il polso, capirne le reazioni.
2) Nel documento non si fa nessun cenno, non si prende alcuna posizione contro l’equivoco di un Governo che sembrava
dovesse nascere come Governo di larghe intese, e quindi con tempi e
obiettivi limitati a pochi
importantissimi interventi ma che invece ha assunto la struttura ( in
cui le nomine di Sottosegretari e Presidenti delle Commissioni sono fatti col
manuale Cencelli ) e l’ambizione di un vero Governo politico di coalizione. E questo nonostante i trabocchetti
quotidiani che Berlusconi – sempre in campagna elettorale - tende al Governo (
vedi: IMU, diritti di cittadinanza, Convenzione per le riforme, ecc...)
inverando la minaccia – troppo sottovalutata- fatta da Brunetta qualche
settimana fa :” avete voluto tutte le
presidenze? Bene, ora attuate il nostro programma! “.
3) Niente si dice nel documento della protesta di tanti giovani ( “OccupyPD” ) che hanno occupato tanti
Circoli e Federazioni da nord (prov. di Varese compresa) a sud Italia; niente
si dice della crescente insoddisfazione per quello che ormai viene ampiamente
visto come un tradimento politico da
parte del PD verso gli elettori. Unica risposta alla delusione, alla rabbia
di tanti iscritti ed elettori e stata sempre e solo una domanda: “quale altra alternativa avevamo ?”
Ha ragione Pippo Civati quando
scrive che è davvero singolare che chi ha
bruciato ogni alternativa possibile,
chieda ora quale altra alternativa ci
possa essere, ad un governo col PdL.
Allo stato, se non c’è più alcuna alternativa, ci si
lasci almeno la possibilità di esprimere una fortissima critica alle modalità con cui si è arrivati alla
Presidenza Napolitano e al Governo Letta
e ci si consenta di chiedere:
a)
al
Presidente Letta, di non piegare la schiena e di avere ben chiaro che, prima delle grane giudiziarie di Berlusconi e dei sui
atteggiamenti intimidatori, vengono gli ultimi, i più deboli: i lavoratori
restati senza lavoro, gli imprenditori restati senza impresa, gli esodati
restati senza lavoro e senza pensione, i giovani restati senza speranza, le
persone senza diritto ( di cittadinanza,
di identità, di amare, di sperare) che continuano a sentirsi dire che
i loro diritti “non rappresentano una priorità”. E che la Convenzione può benissimo essere
annullata, lasciando lavorare le commissioni Affari Costituzionali di Camera e
Senato.
b)
alla dirigenza del PD, sia nazionale che provinciale, che si arrivi ai Congressi prima possibile,
attraverso una mobilitazione ampia, la più ampia possibile del popolo di
centrosinistra, senza stravolgere le regole attualmente in vigore, semmai
migliorandole per favorire una
partecipazione sempre più ampia e “con una
figura di garanzia – come scrive Civati - che guidi in modo totalmente gratuito la transizione, assumendo
formalmente e fin da subito l’impegno a non candidarsi alla segreteria del
Partito una volta conclusa la propria funzione di reggente”. Sperando che
poi non segua l’esempio di Monti ! Si
vada verso i Congressi con la determinazione chiara ad un confronto serio,
restituendo dignità al dibattito democratico, senza la paura di dover prendere
ufficialmente e pubblicamente atto delle tante differenze, lavorando certo per
approdi unitari, ma non a tutti i costi. E’ più importante la democrazia e il
rispetto della pluralità piuttosto che un finto unanimismo.
c)
a tutti,
dirigenti, militanti e simpatizzanti mi sia consentito di chiedere di voler
anche loro prendere lezioni dalla storia
della sinistra e smetterla di farsi male da soli, con la
minaccia di scissioni, di espulsioni, di implosioni, dimissioni, restituzioni
di tessere.... Il nostro slogan sia : ”
io non vado via” . Io, personalmente, non riuscirei ad immaginare altrove la mia
militanza politica. E’ nel PD, un PD
rinnovato, rifondato, arricchito da tanti nuovi apporti che dobbiamo insieme immaginare
un futuro di buona politica per la l’Italia che vogliamo rappresentare e
governare.
Grazie per l’attenzione e buon proseguimento dei
lavori.
Giovanni De Rosa
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