Mons. Giovanni Giudici: Svuotare gli arsenali e votare per la pace !

Mons. Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia e presidente
nazionale di Pax Christi, è nato a Varese il 6 marzo 1940.

 Il vescovo presidente di Pax Christi interviene, con un suo comunicato, in vista delle elezioni ricordando alcune priorità: pace, nonviolenza, disarmo, stop agli F35 e all'export delle armi alla luce della Costituzione e dei 50 anni della Pacem in terris. “Di fronte alle crescenti differenze tra pochi, sempre più ricchi, e molti irrimediabilmente più poveri”, si chiede un esplicito impegno ai candidati anche su queste scelte qualificanti per un programma che abbia davvero a cuore il bene comune, cioè la vita di tutti e di ciascuno.

Svuotare gli arsenali e votare per la pace

Convinti che la pace è un bene primario e supremo da invocare e per cui adoperarsi instancabilmente (Beati gli operatori di pace);
ricordando i 50anni dell’Enciclica Pacem in terris, che definisce la guerra ‘alienum est a ratione’ (cioè una follia);
in prossimità della scadenza elettorale, Pax Christi Italia, chiede a tutti gli elettori che si apprestano a dare il loro voto per il rinnovo del Parlamento, di includere tra le priorità su cui effettueranno la loro scelta:
Un chiaro impegno per la pace, la nonviolenza e il ‘ripudio della guerra’, come dichiara l’art. 11 della nostra Costituzione.
La riduzione delle spese militari a partire dalla sospensione del progetto dei caccia F35, strumenti di morte che sottraggono ingenti risorse (quasi 15 miliardi di euro) ad altri bisogni vitali della gente. Le armi uccidono anche se non vengono usate!
La cancellazione della “riforma dello strumento militare italiano” approvata lo scorso mese di dicembre.
Uno stop alla corsa al riarmo, in forte aumento nell’Unione Europea, e un ‘no’ alla vendita di armi, aumentata del 18% nel 2012, e indirizzata specialmente a Paesi in guerra come quelli del Medio Oriente, nonostante la legge 185/90.

            “Di fronte alle crescenti differenze tra pochi, sempre più ricchi, e molti irrimediabilmente più poveri” (Benedetto XVI al Corpo diplomatico, 7 gennaio 2013), di fronte alle numerose guerre che seminano ancora oggi distruzione e morte in tante parti del mondo, riteniamo importante ribadire “un SI alla vita, e un NO alla guerra…  sconfitta dell’umanità” (Giovanni Paolo II al Corpo diplomatico, 13 gennaio 2003).
             Come cittadini e come credenti, chiediamo ai candidati un esplicito impegno anche su queste scelte che sentiamo qualificanti per un programma che abbia davvero a cuore il bene comune, cioè la vita di tutti e di ciascuno.

Firenze, 13 gennaio 2013
                                                   Il Presidente Nazionale di Pax Christi
                                               Mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia,
                                                                   con il Consiglio Nazionale


Voterò per la pace e per svuotare gli arsenali !

F35 in volo. Si tratta di un caccia ( non intercettatore, ma d'attacco), 
dal costo proibitivo di circa 135 milioni di dollari.

Il 24 febbraio 2013 voterò per il Partito Democratico, attribuendo al mio gesto anche il valore non simbolico ma concreto di voler votare per la pace e contribuire a far crescere nel paese una cultura di pace e di cooperazione tra i popoli, che può concretamente stimolare un graduale ma certo svuotamento degli arsenali.
Voterò per il Partito Democratico, dopo aver contribuito a scegliere con le primarie i suoi candidati sul territorio varesino, con la consapevolezza che è poi a queste donne e a questi uomini che sarà concretamente affidato il mio “voto per la pace” .
E proprio a questi candidati - Daniele Marantelli, Maria Chiara Gadda ed Erica D’Adda, Angelo Senaldi, Sara Battistini e Paolo Rossi  -  e soprattutto ai primi tre che oggi godono della migliore collocazione  in lista ( grazie proprio all’esito delle primarie) e quindi appaiono già proiettati verso la conquista di uno scranno a Montecitorio o Palazzo Madama, consegnerò il mio voto/mandato perché  operino concretamente per la pace.

Confido nel Partito Democratico e confido in loro, sulla loro storia, ma ancor più sulla loro intelligenza e capacità di essere in sintonia con l’elettorato e i suoi valori che oggi  vivono anche nella Carta d’intenti della coalizione di centrosinistra, un documento che già nell’Introduzione delinea con chiarezza la mappa su cui la coalizione di centrosinistra  svilupperà quotidianamente la sua azione politica. E mi piace sottolineare che essa si apre e si chiude proprio con un richiamo forte alla pace: “ci riconosciamo... in un progetto di società di pace...” e poi ancora : “Oggi, in un mondo in subbuglio, pace, cooperazione, accoglienza devono ispirare di nuovo l’agire politico”.
Non si tratta di parole nuove per il nostro partito, benché non sempre siano state onorate con coerenza, ma mi da fiducia il fatto che  oggi vengano scritte nel pieno di una crisi economica che impone di fare più severamente i conti con le risorse economiche bruciate per alimentare fuochi di guerra piuttosto che popolazioni affamate, decretando il fallimento della teoria secondo cui la “democrazia si potrebbbe esportare con le armi” . Mi da fiducia il fatto che vengano scritte mentre l’America di Obama ripensa concretamente il suo ruolo nel mondo e  mentre cresce nel nostro  paese la richiesta di ridurre le spese militari, di ottimizzare l’uso dei beni del demanio ed eventualmente dismettere quelli inutilizzabili. Mi da fiducia il fatto che vengano scritte mentre cresce la consapevolezza, anche nei vertici del PD che, se è vero che i trattati internazionali vanno rispettati, è altrettanto vero che nelle opportune sedi ci si può adoperare e ci si deve  adoperare per cambiarli e  migliorarli, facendo pesare di più il nostro paese nelle sedi internazionali.
Sulla base di quanto detto, confido che anche a livello provinciale varesino, ove da anni ormai siamo quasi  identificati come rappresentanti della lobby dei produttori di sistemi d’armi (perché talvolta abbiamo confuso la difesa del diritto al lavoro con la difesa ad oltranza del prodotto, qualsiasi prodotto,del lavoro ) siano mature le condizioni per una caratterizzazione del partito in senso più apertamente pacifista.
Una minore pigrizia nel campo della ricerca e dell’innovazione ed un maggiore coraggio politico, a mio avviso e ad avviso delle tante forze pacifiste che anche qui sono molto attive,   deve  spingerci invece a ricercare con le stesse forze produttive i percorsi più corretti per immaginare alternative di pace per la produzione della nostra industria aerospaziale che, per questo va difesa e sostenuta.
Quello della pace  e  della produzione, commercializzazione e utilizzo di sistemi d’armi è  un tema che ci deve costantemente interrogare e impegnarci  non solo come democratici, ma come cittadini del pianeta blu  e soprattutto come cristiani e cattolici.
La pace si costruisce operando concretamente per essa ogni giorno,in ogni ambito, per eliminare o almeno  ridurre, progressivamente ma costantemente, tutto ciò che alimenta la violenza, e cioè  le ingiustizie, le povertà indotte e imposte... non farlo significa lasciare il campo libero a chi opera in senso opposto.
L’esempio più eclatante ed emblematico in questo senso lo abbiamo avuto nelle settimane scorse, esattamente dopo quell’orribile  15 dicembre data della  strage di tanti bimbi innocenti  presso la  Sandy Hook Elementary School di Newton-USA. Ebbene nei giorni successivi alla strage, mentre il Presidente Obama  prendeva l’impegno forte a contenere  la circolazione di armi da guerra ( ! ) tra la popolazione civile, la potente lobby dei produttori d’armi americana proponeva di armare anche  gli insegnanti !
Un “progetto di società di pace“ non può limitarsi a ridurre le spese militari ( cosa che pure andrà fatta), intervenendo sulla razionalizzazione della spesa, sull’ottimizzazione dell’uso degli stabili e/o territori appartenenti al demanio ed ora occupati ( ma  inutilizzati ) dalle FFAA, riducendo l’organico ed in particolare quello degli alti ( e spesso inutili) gradi militari, ma deve farlo riducendo la spesa per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma, soprattutto se si tratta di acquisti sproporzionati rispetto ai bisogni della difesa ( a partire dagli F35) e soprattutto se sono in palese contraddizione con il progetto di costruire “ una società di pace”.  Sui temi della diffusione delle armi, del valore della vita, l’Europa con la sua lunga storia , i fiumi di sangue innocente versato e le ferite ancora aperte deve diventare, anche con il nostro contributo, fucina di idee di pace ed esempio anche per tutto l’occidente e gli Stati Uniti in  particolare che spesso assimilano il sogno americano, con la conquista del west , concetti che non sono sempre e solo l’esaltazione ed enfatizzazione dell’iniziativa privata, dello sforzo e del sacrificio personale, di un sano spirito d’avventura e di conquista di un ideale nuovo status, ma sono spesso anche sopraffazione, violenza guerra, genocidio !
Certo questa campagna per la pace  non la si conduce  solo a Varese o in Italia, ma la si fa contestualmente in tutto l’occidente: in America riducendo la circolazione di armi da guerra tra la popolazione civile, nelle scuole parlando e praticando la pace e l’accoglienza del diverso, di ogni diverso ( ispano/americano, zingaro o gay che sia ), nelle aree di crisi internazionale privilegiando missioni  e spese per la cooperazione  e la crescita dei diritti, piuttosto che  la guerra.
Concludo ringraziando Mons. Giovanni Giudici per le sue parole che mi permetto di affidare, insieme alle mie, ai parlamentari varesini del Pd che ci apprestiamo ad eleggere, nutrendo la fiducia di trovare in loro le sensibilità giuste per rendere vive e produttive, con la loro azione, gli obiettivi di pace del PD che si candida a governare il paese !

Morazzone, 16 gennaio 2013

giovanni de rosa



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