Famiglia Cristiana, Cl, segni del potere o potere dei segni?
Monti apre tra gli applausi il Meeting di Cl 2012 |
Dell’editoriale di Famiglia Cristiana sul Meeting di Cl e sull’attitudine a lungo affinata ( con successo) a ingraziarsi i potenti per sedersi con loro al tavolo più ambito (quello del POTERE), hanno disquisito lungamente (e a ragione) i principali quotidiani italiani e i blogger più seguiti. Non lo farò anch’io che comunque, nel mio piccolo, ai rappresentati locali di Cl quel che dovevo dire l’ho detto da tempo ( vedi archivio del blog), mi interessa però sottolineare la presenta tra i tanti commenti di grande interesse, dell’opinione di ...don Renato Sacco, per “Mosaico di pace”, organo ufficiale di Pax Christi, fondato da don Tonino Bello.
Famiglia Cristiana, Cl, segni del potere o potere dei segni?
L’opinione di…
Renato Sacco
22 agosto
2012 - www.mosaicodipace.it
Ha fatto
discutere parecchio e indispettire qualcuno l’editoriale di Famiglia Cristiana sul Meeting di Cl ( clicca qui per
andare all’articolo). In realtà ha evidenziato quello che è abbastanza ovvio e
si vede a occhio nudo. Brava Famiglia Cristiana che scrive : “C’è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto. Ma
solo perché chi rappresenta il potere è
lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione
e liberazione.” Eh sì, il fascino del potere a volte ti prende, ti ammalia. E non ci sono
esenzioni per nessuno.
E torna alla mente quanto diceva don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, morto quasi 20 anni fa: “non i segni del potere ma il potere dei segni”.
Sulla rivista mensile fondata da lui, Mosaico di pace, e promossa da Pax Christi, curiamo una rubrica che si chiama appunto: Potere dei segni.
Nel numero che uscirà a settembre c’è un
testo di don Tonino, scritto nel 92, ma ancora molto attuale, che può aiutare
un po’ tutti noi, non solo gli amici di Cl riuniti a Rimini: “Non è vero
che si nasce poveri. Si può nascere poeti, ma non poveri. Poveri si diventa.
Come si diventa avvocati, tecnici, preti. Dopo una trafila di studi, cioè. Dopo
lunghe fatiche ed estenuanti esercizi. (…)
Ebbene quale voce di protesta il cristiano può levare per denunciare queste
piovre che il Papa, nella ‘Sollecitudo rei socialis’, ha avuto il coraggio di
chiamare strutture di peccato? Quella della povertà! Anzitutto, la
povertà intesa come condivisione della propria ricchezza.
E’
un’educazione che bisogna compiere tornando anche ai paradossi degli antichi
padri della Chiesa: ‘Se hai due tuniche nell’armadio, una appartiene ai
poveri’. Non ci si può permettere i paradigmi dell’opulenza, mentre i
teleschermi ti rovinano la digestione, esibendoti sotto gli occhi i misteri
dolorosi di tanti fratelli crocifissi. (…) L’educazione alla povertà è un
mestiere difficile: per chi lo insegna e per chi lo impara. Forse è proprio per
questo che il Maestro ha voluto riservare ai poveri, ai veri poveri, la prima
beatitudine.”
Niente applausi, grazie.
d. Renato Sacco
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