Samb Modou e Diop Mor: neri, ammazzati !

Manifestazioni contro il razzismo. La foto è di julienews.it

Martedì, 13 dicembre 2011, ore 12,30 – Festività di Santa Lucia .
A Firenze, in Piazza Dalmazia e poi al mercato di san Lorenzo e poi ancora nel parcheggio sotterraneo, dove infine la sua 357 magnum l’ha rivolta contro se stesso, Gianluca Casseri ha fatto una strage. Le sue vittime sono senegalesi, uomini di pelle nera. Due sono morti, Samb Modou 40 anni e  Diop Mor 54; tre sono feriti e versano in condizioni  gravi ma stabili, Moustapha Dieng, Sougou Mor, Mbenghe Cheike.
In questi mesi si sono sprecate le metafore per aiutare l’opinione pubblica a capire la gravità della crisi economica in cui versa l’Italia, un po’ meno ci si è affannati a capire la crisi morale e valoriale in cui l’Italia si dibatte da qualche decennio, come prigioniera di una palude vischiosa e maleodorante, una vera fogna a cielo aperto. Quando il valore dominante è l’egoismo  e la sua prima modalità di espressione è la violenza psicologica dell’arroganza, l’ostentazione di sé stessi e di ciò che si possiede ( potere, ricchezze, bellezza, amicizie, forza...),  quando uomini senza speranza e senza orizzonti pensano a chi è diverso da loro  sempre in termini di disprezzo, quando ancora immigrati, zingari e comunisti sono ancora additati come nemici ( magari da spazzar via con un lanciafiamme, se si sono salvati dalla furia delle alluvioni varie), cos’altro ci si può aspettare ?
Martedì , 13 dicembre mi sono sentito nero, senegalese, keniota, ivoriano; mi sono sentito Rom,mi sono sentito marocchino, albanese, tunisino,senza smettere di sentirmi europeo e italiano...orgoglioso di amicizie come quella di  Daniele, che ha scelto prima il Kenia e poi il Sudan; come P. Renzo che ha scelto la Bolivia, Giuseppe che ha scelto lo Zaire, Giuseppe B. e don Renato e tanti loro  e miei fratelli e sorelle che hanno scelto i diversi  che vivono in Italia... come terreno  di missione. Uccidere accecati dall’odio è il male assoluto...è un abisso infernale  in cui non si finisce per caso, ma troppo spesso ci si arriva attraverso percorsi di quotidiano disprezzo per ogni diversità. Il razzismo strisciante che ci passa accanto  ogni giorno non può perciò mai  lasciarci indifferenti, mai !
Sullo stesso tema  vi sottopongo l’Opinione di don Renato Sacco, che ringrazio per avermela anticipata a mezzo mail.

La lapide che a Bologna ricorda la strage del 2 agosto 1980
da www.e-le-stelle-stanno-a-guardare.ilcannocchiale.it

L'opinione di...
Se il treno parte...

14 dicembre 2011 – don  Renato Sacco
Sono in treno, fermo alla stazione di Bologna, davanti a quella ferita nel muro che ricorda le vittime della strage del 2 agosto 1980.
Come non pensare ad altre stragi e ad altre vittime?
A Firenze, ieri, una strage razzista con due senegalesi uccisi e il suicidio dell’assassino.
A Torino, qualche giorno fa, il rogo del campo Rom, per vendicare uno stupro, mai esistito. Anche a Novi Ligure, nel febbraio 2001, stava partendo una fiaccolata contro gli Slavi, non dimentichiamolo.
È bastata una bugia, amplificata dai mass media per scatenare la furia omicida e razzista. “Mette in fuga i due rom che violentano la sorella - Dieci minuti di terrore. Il fratello della ragazza ha sentito le grida ed è corso in suo aiuto. «Li ho fatti scappare - racconta. Li ho inseguiti per un tratto ma sono riusciti a fuggire scavalcando la recinzione della scuola Russell». Potresti riconoscerli? «Certo. Uno era alto e aveva i capelli a spazzola, indossava una felpa grigia. L’altro aveva una vistosa cicatrice in faccia». (La Stampa 10 dicembre 2011)
19 anni fa ero sulla stesso treno che da Ancona mi riportava a casa, dopo essere rientrato, con don Tonino e gli altri 500, dalla marcia a Sarajevo, città chiusa in un terribile assedio da 9 mesi... In quella città, bevendo un thè al riparo dalle granate, un amico mi aveva detto: “La guerra è come un treno: quando parte non riesci più a fermarlo!”.
Allora, nel dicembre 1992, mi sentivo molto segnato dalla tragedia di Sarajevo, ma anche convinto che qui da noi, in Italia, un treno come quello della Bosnia non sarebbe mai partito. Ora non ne sono così sicuro. Forse è il caso di fermarsi a riflettere su quello che succede, finchè siamo (se lo siamo) ancora in tempo.
Credo sia un dovere di tutti, di ognuno!
Della politica, preoccupata di altro, in questi tempi.
Dei mezzi d’informazione che hanno una grossa responsabilità, sia nei casi ricordati in Italia, sia nelle guerre. La prima vittima della guerra è la verità. E chi veicola le bugie? La Stampa di Torino poi ha chiesto scusa per l’articolo sulla ragazza violentata, certo. Ma ormai era tardi...
Credo sia un dovere anche della Chiesa tutta, non solo di chi è ritenuto professionista della carità, della solidarietà: associazioni e nomi famosi che rischiano di fare da paravento a una cultura razzista che piano piano cresce nell’animo delle persone e che dovrebbe essere motivo di riflessione negli incontri di catechismo, con i genitori, le famiglie, nelle lectio dei giovani.
Per evitare che magari si faccia anche una bella veglia di preghiera o un bel presepe... ma poi non si accetta di riconoscere quel bambino che ha la pelle più scura e non ha una casa. E che anche in ambienti molto religiosi si sentano delle affermazioni razziste da far venire la pelle d’oca. Altro che poesia del Natale.
Riusciremo a fermarlo questo treno dell’intolleranza, della violenza, della guerra, dell’odio e della vendetta contro l’altro, che sale dalla pancia, dalle viscere?
Certo... una speranza viene proprio dalle donne di ‘Se non ora quando’. Loro no, non hanno invitato a raid punitivi contro gli uomini, contro i mariti o comunque i parenti, responsabili della gran parte delle violenze sulle donne. Ci hanno parlato di altre strade, nuove, liberatorie, non punitive. Forse da lì si può ripartire e, certo, sperare!
Il treno riparte. Quella ferita resta lì nel muro a perenne memoria.

http://www.peacelink.it/mosaico/a/35252.html
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