DIVERSITA’ E QUESTIONE MORALE

Enrico Berlinguer ( foto spazioinwind.libero.it )
Il bello della “ rete” è che se sai quel che cerchi lo trovi in fretta. Oggi cercavo la famosa intervista che Enrico Berlinguer concesse a Eugenio Scalfari per “ La Repubblica” il 28 luglio 1981, me ne ricordavo bene perché per me, i primi anni ’80, sono stati gli anni di maggiore impegno nel PCI e di maggiore fiducia nel suo leader. Di Enrico Berlinguer ero innamorato, per me era un gigante politico capace di traghettarci oltre ogni difficoltà, fino alla vittoria. Neppure la sua morte, che piansi come si piange quella di un padre, di un fratello maggiore, di un amico vero, porrà fine a questo sentimento profondo. Cercavo quell’intervista e l’ho trovata, me la sono riletta tutta, integralmente, sul sito www.enricoberliguer.it e poi, in un “contesto cronologico” , su Leonardo.it (http://cronologia.leonardo.it/storia/a1977a1.htm ) da cui ho tratto il frammento che segue, in cui Berlinguer individua con grande lucidità il terreno di coltura su cui è cresciuta la “Questione Morale”. Ve lo ripropongo sperando di non ledere i diritti (di proprietà letteraria) di alcuno: “I partiti non fanno più politica! La facevano nel ’45, nel ’48 e sin verso la fine degli anni sessanta. Grandi dibattiti, scontri di idee ma illuminate da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. Oggi non è più così: i partiti hanno degenerato… i partiti di oggi sono soprattutto macchina di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi ; sentimenti e passione civile zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune….Non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa … I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal Governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RaiTV, alcuni grandi giornali…”.

Credo che possa bastare, ma vi consiglio caldamente di andare a rileggervela integralmente quest’intervista.

L’essere fuori, estraneo – come persona, come dirigente politico, come partito - a quel sistema, forniva ad Enrico Berlinguer mille argomenti per rivendicare la DIVERSITA’ del PCI (una sorta di DIVERSO DNA) cosa che a noi militanti regalava il piacere, l’ orgoglio di esserne portatori: un orgoglio che faceva salire la bile ai nostri avversari ma che spesso rendeva noi troppo alteri e sprezzanti per essere veramente il partito degli ultimi!

Oggi le cose sono cambiate: purtroppo, in peggio ! La “questione morale” oggi “sporca ” tutti, nessuno escluso, certo con un coinvolgimento qualitativamente e quantitativamente diverso da partito a partito, ma tocca tutti, anche noi, anche il Partito Democratico, quel partito in cui milita una parte consistente di quello che fu il PCI di Berlinguer, una parte consistente di quel popolo che ha vissuto il tempo e l’orgoglio della DIVERSITA’. Io credo che quanto è successo nelle ultime settimane e mesi ci abbia definitivamente fatto aprire gli occhi sulle nostre debolezze e, come Adamo ed Eva dopo aver mangiato i frutti dell’albero della Verità, ci abbia già costretti a coprire, velocemente , piegati dalla vergogna, le nostre nudità.

Oggi il problema porta il nome del sen. Alberto Tedesco e quello di Filippo Penati, già capo della segreteria di Bersani e attuale vice presidente del Consiglio regionale lombardo. Il primo è indagato dalla procura di Bari già dallo scorso febbraio nell’ambito di un’inchiesta che ha messo a nudo un articolato "sistema di occupazione dei posti di alta amministrazione e successivo asservimento degli uomini-chiave per successivi fini privati e/o comunque certamente poco istituzionali" (Repubblica .it del 24.02.2011). Il secondo, Filippo Penati (Pd), è indagato per concussione e corruzione in un'inchiesta della Procura della Repubblica di Monza riguardante l'area ex Falck di Sesto San Giovanni. Si parla di tangenti ( date o promesse) per alcuni miliardi di lire. Il sen. Tedesco si è dimesso da tempo dal Gruppo dei senatori PD, passando al Gruppo misto, ma è stato graziato dai suoi colleghi senatori che hanno negato alla magistratura l’autorizzazione all’arresto ( un rigurgito della casta !); Filippo Penati si è autosospeso da vice presidente del Consiglio regionale.

Per entrambi la base del Partito Democratico ( almeno quella che si esprime liberamente sul web ed in particolare in Facebook, ed io sono tra questi ) chiede le dimissioni; così fanno Rosy Bindi, Bersani, Scalfarotto, Serracchiani, ecc...quando parlano di “passo in dietro” indispensabile per entrambi.

E non è voglia di giustizialismo, né una mossa tattica tesa a non veder compromesso il “tesoretto di consensi” messo da parte grazie al successo nelle amministrative, nei referendum ed anche nell’esito della votazione alla Camera sulla richiesta di carcerazione per il deputato PDL onorevole Papa.
Non è voglia di giustizialismo, ma credo che sia finalmente consapevolezza piena che il problema è “ la contiguità tra i partiti e il mondo degli affari”: è l’occupazione dello Stato, degli enti locali, delle municipalizzate, della sanità, della televisione, ecc...che denunciava Enrico Berlinguer nell’intervista citata e richiamata e da cui faceva discendere la “questione morale”. Oggi questa contiguità interessa anche il Partito democratico ed è un problema che non risolverà espellendo semplicemente dal suo corpo Tedesco e Penati come corpi estranei: essi sono solo due tra i mille e mille esponenti di quella classe dirigente che da sempre si muove nella “zona di contatto” tra affari e politica ( assessorati all’edilizia, alle opere pubbliche, alla sanità, amministratori di aziende pubbliche ecc...) dove si crea oggettivamente “contiguità” e dove spesso questa contiguità produce corruzione/concussione, spesso gradita, concordata, subita o accettata come inevitabile! Non è estraneo a tutto ciò il mondo delle coop ( e della cooperazione) le cui radici affondano nello stesso tessuto sociale da cui discendono i partiti di sinistra e quelli di centrosinistra, oggi tutti nel PD. Le coop sono ormai grandi aziende che collaborano e fanno affari con altre grandi aziende private e con enti pubblici o partecipati. Le coop non operano solo nel commercio, ma nel settore finanziario, quello delle costruzioni, quello sanitario, quello delle pulizie ( o meglio del “global service” ) e perfino in quello del lavoro interinale: in questa situazione la contiguità è inevitabile, ed è un elemento di rischio concreto. Il PD può e deve evitare che una storia gloriosa, di lotte comuni tra partiti di origine popolare e mondo della cooperazione possa essere oggi infangata, anzi travolta dal malaffare, dall’interesse personale perseguito prima di quello pubblico, da comportamenti criminali.

Come fare ?
1) Innanzitutto piantarla con la boria della DIVERSITA’. Abbiamo perso definitivamente la nostra verginità: la “questione morale” tocca ormai anche noi , perché si è dissolto quello spirito di solidarietà collettiva e di fratellanza, effetto di una guerra purificatrice per la liberazione della nostra patria dall’oppressione nazifascista, uno spirito da “Stato nascente” che si è esaurito per l’affermarsi, in questi ultimi 20 anni, di valori ispirati all’individualismo più esasperato che, dell’arricchimento personale ( comunque conseguito ) ,hanno fatto il loro totem, il loro dio.

2) Semplificare e rendere trasparenti i meccanismi attraverso cui la pubblica amministrazione si relaziona con il mondo delle imprese, dei professionisti, dei prestatori d’opera, perché è proprio nella complessità degli adempimenti, nella discrezionalità e nel potere dei funzionari che si annida il virus della corruzione

3) Prevedere pene più severe per i reati commessi a danno della pubblica amministrazione e del bene pubblico.

4) Tradurre finalmente in pratica il principio tante volte enunciato “che le cariche elettive non vanno ricoperte per più di due mandati” - a tutti i livelli e senza ingiustificate eccezioni- perché è proprio nella perpetuazione degli incarichi il rischio che si creino luoghi di opacità, meccanismi di prevaricazione.

5) Esasperare i criteri di selezione dei dirigenti di partito e dei candidati alle cariche elettive di qualsiasi livello.

6) Esigere comportamenti assolutamente trasparenti, personalmente disinteressati e volti unicamente a perseguire il bene pubblico da tutti i nostri amministratori.

7) Dimostrarsi ed essere assolutamente inflessibili nel pretendere che amministratori o semplici consiglieri si facciano da parte, in caso di gravi accuse. Secondo il principio che una cosa è “la questione giudiziaria” che è competenza della magistratura , altra cosa è la “questione morale” che competenza dei partiti politici.

8) Chi, pur sapendo di nuocere gravemente all’immagine del partito anche a causa di accuse tutte da provare, non si fa da parte va allontanato dal partito, sospeso dalle cariche che ricopriva nello stesso, perché anteponendo il proprio personale interesse a quello del partito e dell’elettorato che esso rappresenta, dimostra di non amare il partito e di non aver una concezione della politica come “servizio” verso gli altri e per il bene pubblico, ma solo come “mezzo” per la propria realizzazione.

9) Con la stessa determinazione , il PD deve impegnarsi a favorire il pieno reinserimento sociale e politico di chi, sospeso dagli incarichi di partito o dimesso dalle cariche pubbliche, viene poi prosciolto o assolto. E deve farlo fino in fondo, con spirito di solidarietà e fratellanza, perché sia chiaro a tutti che la dignità e il rispetto delle persone, della loro sofferenza, della loro storia personale, è un valore fondante del Partito Democratico.

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