SE NON ORA QUANDO ?


E’ questo lo slogan scelto dalle donne per la manifestazione del 13 febbraio che interesserà tutta l’Italia, con manifestazioni nelle principali città. Un’ iniziativa a cui hanno aderito immediatamente moltissime donne note, del mondo politico, della cultura, del sindacato, e dell’imprenditoria, della ricerca scientifica e dello spettacolo, che scenderanno in piazza insieme a milioni di altre donne meno note, ma ugualmente arrabbiate, contro l’attentato alla loro dignità .



"Anche a Varese le donne si stanno mobilitando per ridare dignità all’Italia .
Domenica 13 febbraio 2011 saranno
in Piazza M.te Grappa
dalle ore 10,30 alle ore 12,30.
Con un simbolo da condividere:
una sciarpa bianca del lutto per lo stato in cui versa il paese.
Uno slogan: Un’altra storia italiana è possibile. "

In piazza, a Varese e in tutta Italia, io mi auguro che ci siano al loro fianco anche tanti uomini, i loro amici, mariti, fidanzati, padri, figli, fratelli. Il paese in cui fino a pochi decenni fa era legittimo avere attenuanti di pena in caso di “delitto di onore” , abbia ora almeno il coraggio e il pudore di scendere in piazza per dire “BASTA” per infliggere una “SPALLATA” al berlusconismo, a questa pseudo-cultura della fiction,  finto benessere, finta felicità, finto amore , gradualmente imposta alla vita vera, col risultato di averci fatto diventare tutti un po’ meno veri e, un po’ più cinici !

Nei giorni scorsi, pensavo alla campagna ”SONO DONNA E DICO BASTA!” lanciata proprio dalle donne e sostenuta da alcuni quotidiani e mi apprestavo a scrivere per il mio blog un post per rivendicare anche a noi maschi il diritto e il dovere di essere al fianco delle donne con il loro stesso slogan, ma declinato al maschile : “SONO MASCHIO E DICO BASTA ANCH’IO !” Basta a questo scempio sul corpo e sull’immagine della donna : la dignità delle donne è la nostra stessa dignità, chi calpesta le donne, calpesta la vita, l’amore, la generosità, la bellezza, la grazia, l’entusiasmo, il coraggio, la forza, la speranza, l’eroismo quotidiano di essere donna, madre, sposa, sorella, amica. Poi ho scorso il Blog del sen. Paolo Rossi, PD, ho letto il post del 31 gennaio, “Suor Rita “ : mi è piaciuto, mi ha incuriosito ed ho cercato di capire chi fosse suor Rita Giaretta e quando l’ho capito, ho capito anche che in momenti di mobilitazione al femminile, come questi, è giusto che sulla ribalta ci siano le donne, non noi, è meglio che noi uomini diventiamo più sobri –come dice il card. Tettamanzi in "Non c’è futuro senza solidarietà" – anche “ nelle parole, nell’esibizione di sé, nell’esercizio del potere, nel vissuto quotidiano”. In momenti come questi dobbiamo sostenerle e, con molta umiltà, fare un passo indietro per riflettere sul nostro ruolo debordante, sugli spazi e sul potere che ancora occupiamo indebitamente nella società, negli enti pubblici, nei CDA di aziende pubbliche e private e cominciare a “metterci a dieta” per riconoscere alle donne lo spazio che a loro appartiene. Anche per questo mi fa piacere che alcuni amici del PD e un pezzo della cosiddetta “società civile” , abbiano da tempo proposto la candidatura a sindaco di Varese di Luisa Oprandi. E spero che il Partito Democratico, non la lasci cadere, non la lasci svanire nelle nebbie dell’indifferenza, spero anzi che sappia approfittare del 13 febbraio per un piccolo gesto di risarcimento verso tutte le donne! Lo apprezzerebbero non solo le donne, ma anche gli uomini loro amici !

Ed ora torno a suor Rita Giaretta che, anche a nome delle sue consorelle della Comunità RUT di Caserta, ha aderito alle manifestazioni del 13 febbraio con una lettera che meriterebbe di essere letta in ogni piazza d’Italia (soprattutto da noi uomini):


Lettera aperta da Caserta di suor Rita Giaretta ( dal sito: http://www.filomenainrete.com/
Caserta, 27 gennaio 2011
(Festa di Sant’Angela Merici )


«Se verrete a conoscere chiaramente
che sono in pericolo la salvezza e l’onestà delle figliole,
non dovrete per niente consentire, né sopportare, né aver riguardo alcuno,
se non potrete provvedere voi,
ricorrete alle madri principali e, senza riguardo alcuno,
siate insistenti, anche importune e fastidiose» (Sant’Angela Merici).


Da anni, insieme a tre mie consorelle (suore Orsoline del S. Cuore di Maria), sono impegnata in un territorio a dire di molti “senza speranza”. Un territorio, quello casertano, sempre più in ginocchio per il suo grave degrado ambientale, sociale e culturale, dove anche la piaga dello sfruttamento sessuale, perpetrato a danno di tante giovani donne migranti, è assai presente con i suoi segni di violenza e di vera schiavitù.
Come donna, come consacrata, provocata dal Vangelo di Gesù che parla di liberazione e di speranza, insieme alle mie consorelle, ho scelto di “farmi presenza amica” accanto a queste giovani donne straniere, spesso minorenni, per offrire loro il vino della speranza, il pane della vita e il profumo della dignità.
Oggi, osservando il volto di Susan chinarsi e illuminarsi in quello del suo piccolo Francis, scelto e accolto con amore, ripensando alla sua storia – una tra le tante storie accolte, la quale ancora bambina (16 anni) si è trovata sulle nostre strade come merce da comprare, da violare e da usare da parte di tanti uomini italiani – sono stata assalita da un sentimento di profonda vergogna, ma anche di rabbia.
Ho sentito il bisogno, come donna, come consacrata e come cittadina italiana, di chiedere perdono a Susan per l’indecoroso spettacolo a cui tutti, in questi giorni, stiamo assistendo. E non solo a Susan, ma anche alle tante donne che hanno trovato aiuto e liberazione e alle tante, troppe donne, ancora schiave sulle nostre strade. Ma anche ai numerosi volontari e ai tanti giovani che insieme a noi religiose credono nel valore della persona, in particolare della donna, riconosciuta e rispettata nella sua dignità e libertà.
Sono sconcertata nell’assistere come da “ville” del potere alcuni rappresentanti del governo, eletti per cercare e fare unicamente il bene per il nostro Paese, soprattutto in un momento di così grave crisi, offendano, umilino e deturpino l’immagine della donna. Inquieta vedere esercitare un potere in maniera così sfacciata e arrogante che riduce la donna a merce e dove fiumi di denaro e di promesse intrecciano corpi trasformati in oggetti di godimento.
Di fronte a tale e tanto spettacolo l’indignazione è grande!
Come non andare con la mente all’immagine di un altro “palazzo” del potere, dove circa duemila anni fa al potente di turno, incarnato nel re Erode, il Battista gridò con tutta la sua voce: «Non ti è lecito, non ti è lecito!».
Anch’io oggi, anche a nome di Susan, sento di alzare la mia voce e dire ai nostri potenti, agli Erodi di turno, non ti è lecito! Non ti è lecito offendere e umiliare la “bellezza” della donna; non ti è lecito trasformare le relazioni in merce di scambio, guidate da interessi e denaro; e soprattutto oggi non ti è lecito soffocare il cammino dei giovani nei loro desideri di autenticità, di bellezza, di trasparenza, di onesta. Tutto questo è il tradimento del Vangelo, della vita e della speranza!
Ma davanti a questo spettacolo una domanda mi rode dentro: dove sono gli uomini, dove sono i maschi? Poche sono le loro voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c’è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia. Credo che dentro questo mondo maschile, dove le relazioni e i rapporti sono spesso esercitati nel segno del potere, c’è un grande bisogno di liberazione.
E allora grazie a te, Susan, sorella e amica, per aver dato voce alla mia e nostra indignazione, ora posso, come donna consacrata e come cittadina, guardarti negli occhi e insieme al piccolo Francis respirare il profumo della dignità e della libertà.

Sr. Rita e sorelle comunità Rut



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