PACE UN BENE DIMENICATO ?


Anche questa volta la mail di Don Renato che mi segnalava una riflessione sui gravi incidenti di ieri sera a Genova mi è arrivata puntuale. E' una riflessione scritta a due mani, da due luoghi agli antipodi di questa Italia attraversata da sussulti di incomprensione che possono diventare incompatibilità, se non si fanno prevalere innanzitutto sentimenti di solidarietà, rispetto, pace.
La riflessione dolorosa e appassionata di due parroci, don Salvatore Leopizzi, parroco a Gallipoli, (Lecce)  e don Renato Sacco, parroco a Cesara, (Verbania), entrambi "militanti" di Pax Christi sull'esempio di Don Tonino Bello, ci porta con la memoria verso un passato che a torto consideriamo lontano nel tempo e nello spazio, come i fatti di Genova ammoniscono:  la guerra nei balcani, nata dalla frammentazione della ex Jugoslavia e il massacro del Kossovo.
Con Don Renato ci incontreremo a Morazzone il 22 ottobre prossimo proprio per parlare di PACE e speriamo di essere numerosi,
intanto ci accostiamo a questo tema con l'aiuto della riflessione scritta per "Mosaico di pace"  (  http://www.mosaicodipace.it/ ) da don Renato e don Salvatore.

La partita da non perdere


13 ottobre 2010 - Don Salvatore Leopizzi e Don Renato Sacco (parroci)

È notte quando ci sentiamo al telefono, per condividere amarezze e preoccupazioni di un giorno, che, forse più di altri, è stato intriso di grande violenza. Viviamo ai due estremi (Puglia e Piemonte) di questa nostra Italia, ancora unita. Per ora.
Ci hanno fatto riflettere e ricordare tante cose i violenti ultranazionalisti serbi allo stadio di Genova, che bruciano bandiere e rivendicano il Kossovo. Ma quando il Kossovo subiva violenza e sceglieva la nonviolenza con Rugova, chi si interessava? Chi parlava del Kossovo? Chi condannava la violenza? Forse solo Pax Christi e pochi altri.
La comunità internazionale ha deciso, poi, di appoggiare la piccola minoranza dell’UCK, di sostenerne la scelta armata e ha stabilito di intervenire con la guerra. E chi ha vinto nei Balcani? La violenza! Anche i trattati di pace hanno sancito ciò che era stato ottenuto con la violenza. Abbiamo paura nel ricordare queste cose e nel pensare all’oggi, alla violenza degli stadi come bacino da cui attingere per abusi politici e militari. Se aggiungiamo il razzismo dilagante, anche se i cori sono puniti, c’è da rabbrividire.
Di fronte agli episodi di violenza di questi giorni qualcuno invoca la pena di morte. Non solo in Iran, ma anche in Italia.
C’è violenza nelle famiglie, nelle metropolitane e sulle strade, dove si colpisce a morte per futili motivi. Nelle istituzioni dove un sindaco viene ucciso, magistrati e giornalisti antimafia minacciati, ma tutto sommato in un clima di indifferenza; non solo quella ripresa dalle telecamere della metropolitana, ma anche quella che potremmo mettere a fuoco nella coscienza di ognuno. È indifferenza, omertà, anche la nostra se non ci fermiamo a riflettere che il vero nodo da sciogliere è quello di condannare, senza remore, ogni violenza.
Tutti dovremmo essere preoccupati oggi, fermarci, confrontarci: educatori, genitori, politici, sacerdoti, giornalisti... Tutti. Non avvertiamo questa inquietudine? Si cerca sempre di circoscrivere e di dare un nome a quella violenza specifica... perché magari un’altra è più tollerata, giustificata.
E così si condanna la brutalità dei talebani, ma non quella delle bombe e degli aerei.
Si condanna la crudeltà, ma si benedice la guerra. Ma allora il fine giustifica i mezzi?
E cresce in alcuni ambienti la sete di bombe, di armi, che sicuramente faranno danni peggiori di quei “cretini violenti” allo stadio di Genova. O consideriamo violenza solo la loro? E quando la guerra entra come valore da insegnare a scuola ?

E non è finita. Ognuno potrebbe fare un lungo elenco di violenze e prepotenze cui assistiamo ogni giorno.

Ieri era il 12 ottobre, l’anniversario storico di una scoperta. Ma non è meglio dire di una conquista, di una gran ferocia su gente inerme e innocente?
Ad una nostra amica che sta imparando a guidare in questi giorni, l’istruttore ha detto che deve avere una guida più... aggressiva! È troppo dolce.
Ma davvero non c’è più spazio per la dolcezza in questa nostra società? Per la tenerezza, la pazienza, la mitezza... ?
Sì, siamo molto preoccupati. Perchè con la violenza, in ogni sua forma, si perde la partita, non a tavolino… ma quella della vita. E forse i credenti, la Chiesa tutta, dovrebbero richiamare molto di più questo valore, non negoziabile, della nonviolenza.

È in gioco il bene comune, la vita di tutti.

Certo ci sono anche tanti segni di speranza anche se non fanno molto rumore; ad esempio il comunicato del coordinatore nazionale di Pax Christi, d. Nandino Capovilla, pubblicato oggi sul sito di Pax Christi, alla pagina http://www.peacelink.it/paxchristi/a/32529.html
con il titolo “Inutile strage”:
“Solo la pace con mezzi di pace, cioè la nonviolenza attiva, tiene aperta la speranza”.

Don Salvatore Leopizzi, parroco a Gallipoli, (Lecce)
Don Renato Sacco, parroco a Cesara, (Verbania)


Genova 12 ottobre 2010: partita di calcio Italia -Serbia

Commenti

  1. Tanti anni fa, un caro amico padre missionario in terre di povertà, psicologo e sociologo, ci ripeteva che l'odio è il sentimento negativo più grave e tangibile, ma la cinica indifferenza di chi può fare il bene e volontariamente evita di farlo è spesso persin peggiore.
    Un pensiero che ci è sempre stato impresso nella mente.

    Rosella e Carlo

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