CRISI DI GOVERNO E CONGRESSO PROVINCIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO A VARESE

L’ESPULSIONE DI FINI E DEI FINIANI DAL PDL
L’espulsione dal PDL del drappello di deputati e senatori vicini alle posizioni dell’On. Fini ha di fatto aperto una crisi di governo che prevedere lunga e dolorosa è profezia facile. In queste condizioni il Congresso provinciale del Partito Democratico varesino, che si terrà in ottobre,ma che di fatto sta già muovendo passi importanti, è destinato a svolgersi in un clima di particolare sensibilità e di grande mobilitazione politica. Dovesse questa crisi di governo durare a lungo è bene sapere che saranno i lavoratori “dimezzati” ( precari, cassintegrati, disoccupati…e poi i giovani , le donne, le famiglie a pagare il prezzo più salato, perché la crisi economica stringe proprio loro, e solo loro, in una morsa a cui la manovra correttiva appena varata ha dato un’altra pesante stretta: di fatto ha decretato per loro almeno altri 2 anni di sofferenze, di rinunce ! Il 30 luglio scorso Giuseppe Adamoli ( ex Deputato e capogruppo DC dei primi anni ’90 e, fino alla scorsa legislatura, Consigliere Regionale l lombardo prima per La Margherita e poi per il PD, ha scritto un  interessante post ( uno dei tanti )per il suo blog che si concludeva cosi:
“Che cosa succederà da domani in poi nessuno può dirlo. Se si potesse dar vita ad un governo di transizione come quello di Dini dal 1995 al 1996, quindi senza Berlusconi, questa sarebbe una soluzione da non scartare affatto, anzi da perseguire. Ma credo che l’alternativa sia secca: avanti così con un governo sempre più debole e ricattabile oppure elezioni anticipate. PD adesso batti un colpo!”
Un governo di transizione per fare poche cose, indispensabili, è quello che ha pensato e per cui continua a lavorare anche Bersani: è lodevole, comprensibile,ma non è realistico.
Giuseppe Adamoli, di cui condivido il ragionamento, e così Bersani, fanno bene ad auspicare un governo di transizione o qualcosa di simile ( comunque “senza Berlusconi” ), ma sanno entrambi altrettanto bene che non ci potrà mai essere né un governo tecnico, né istituzionale, né di larghe intese che non preveda Berlusconi come Premier. Nonostante Napolitano. Questo perché , almeno per il centro-destra, ormai è passata – di fatto, certo, non di diritto- una revisione costituzionale che vede il Parlamento chiamato a ratificare l’indicazione espressa dagli elettori: quindi in questa legislatura , o il premier sarà ancora Berlusconi , in quanto eletto dal popolo o nessun altro. Allora mi sembra corretta l’alternativa secca “avanti così con un governo sempre più debole e ricattabile oppure elezioni anticipate”. In entrambi i casi saranno però i lavoratori , i giovani , le donne, le famiglie a pagare il prezzo più salato, perché la crisi stringe proprio loro, e solo loro, in una morsa a cui la manovra correttiva approvata il 29 luglio ha dato un’altra pesante stretta: di fatto ha decretato per loro almeno altri 2 anni di sofferenze, di rinunce … anche a sognare Allora, piuttosto che accapigliarci intorno al dilemma se Adamoli sta con Bersani oppure con l’opposizione ( ? ) , urliamo tutti insieme “ PD adesso batti un colpo!”.
Sono questi i momenti in cui una leadership si legittima o si brucia, diventa carismatica o si avvia al tramonto. “PD adesso batti un colpo!” Metti in campo le tue energie migliori, concretizza sul campo la tua capacità di unire tutta l’opposizione al berlusconismo e al leghismo che ne è diventato la spina dorsale, intorno ad un programma credibile e chiaro che nasca dai mille rivoli che rendono fertile la cultura politica e sociale del centro-sinistra.


PERCORSO CONGRESSUALE PROVINCIALE DEL PD – SEMINARIO DEL 19 LUGLIO SUL PROGRAMMA
Vi ho partecipato con grande interesse ed ho seguito tutti gli interventi, dal primo, quasi un documento congressuale per la ricchezza e la organicità della trattazione (Mario Aspesi, sindaco di Cardano al campo ), all’ultimo con l’orgogliosa rivendicazione del cammino di rinnovamento avviato nel PD provinciale ( Stefano Tosi, segretario provinciale ), e di averne ricavato subito un’impressione sostanzialmente positiva.
Il “cantiere“ congressuale del PD mi è parso non solo aperto ma anche operoso, concretamente e unitariamente operoso.
Dalle relazioni dei “portavoce”, a mano a mano che si succedevano, emergeva l’ansia unitaria che deve aver animato i Circoli nel corso del dibattito; ma ho avuto anche l’impressione che quest’ansia unitaria abbia un po’ appannato la ricchezza di ispirazioni, di storie e provenienze diverse da cui il ricco materiale programmatico prodotto è scaturito. Sottolinearlo non vuol dire cristallizzare il passato, ma vivificarlo e inglobarlo nel presente. Il clima unitario che si respirava quella sera, mi ha immediatamente conquistato, ma poi, lentamente, ha lasciato spazio all’insinuarsi di un dubbio: che si trattasse, cioè, dell’unità del, o intorno, ad una parte del Partito, quella più vicina alla Segreteria Nazionale, con un’altra parte un po’ più defilata … ma forse sono solo fantasmi di cui mi libererà il prossimo appuntamento che ha per tema “le alleanze” .
IL MIO CONTRIBUTO. Fermo restando che condivido pienamente quasi tutti i temi scaturiti dalle relazioni dei portavoce di Circolo, aggiungo che è nella relazione di apertura tenuta da Mario Aspesi che ho trovato la elencazione più completa e corretta delle priorità programmatiche che il PD deve far sue unitariamente, a partire dal lavoro, passando poi, per green economy, territorio, malpensa, ecc…
Anche per questo mi limito ad indicare solo alcuni punti che mi stanno particolarmente a cuore:
a) L’unità del Partito . Più che una priorità programmatica, penso che sia sostanzialmente un “pre-requisito”. Se si potesse dire, direi una “pre-priorità” : ed è la ricerca e realizzazione di una soluzione unitaria, ampiamente unitaria alla forte domanda di NOVITA’, di CAMBIAMENTO : unità sui valori, sulle linee programmatiche, sulle scelte pratiche, concrete di tutti i giorni, ma anche unità sui nomi, sulle candidature. Il congresso nazionale è ormai alle spalle e comunque non è l’oggetto del dibattito in corso, le mozioni sulla base delle quali ci siamo divisi non erano gabbie un anno fa, tantomeno lo possono essere ora. Quindi il richiamo ai valori fondanti nel discorso del Lingotto sono sempre più un richiamo ai valori di tutto il partito perché a partire da quel discorso sono nati il Manifesto dei Valori, lo Statuto, il Codice Etico. L’idea di coinvolgere i Circoli e poi tenere tre seminari provinciali sui temi dell’Organizzazione, del Programma e delle Alleanze, prima della presentazione delle candidature, mi sembra un fatto molto positivo, un messaggio chiaro soprattutto a chi accetterà di candidarsi, perché lo faccia attraverso una ricerca e un dibattito unitario, MA UNITARIO DAVVERO, CHE NON SIA PRIGIONIERO DELLE VECCHIE MOZIONI, MA NEPPURE, IN NOME DEL LORO SUPERAMENTO, DETERMINI UN ARROCCAMENTO SU QUELLA MAGGIORITARIA. SOLO UN PARTITO PLURALE, PUO’ INTERPRETARE PIENAMENTE LA RICCHEZZA DI UNA SOCIETA’ PLURALE .
Credo anch’io, come è scritto nel documento di area democratica , circolato nei giorni scorsi, “nel valore di una politica da costruire assieme“ , che “ progressivamente dovrà arricchirsi dell’apporto di ciascuno “ e con questo spirito che, pur non essendo intervenuto la sera del 19 luglio, lo faccio oggi.
b) Il secondo punto che intendo toccare, quello che per me è la vera priorità programmatica è il recupero di un valore assoluto da cui discendono coerenti e quotidiane scelte politiche : il rispetto dovuto ad ogni persona umana, a tutte le persone, agli ultimi in particolare. In Lombardia ed a Varese significa INTEGRAZIONE degli stranieri, reintegrazione degli “estraniati”, INCLUSIONE degli esclusi, ACCETTAZIONE dei diversi! E’ ora che questi concetti riprendiamo ad annunciarli senza timore, senza subalternità culturale, senza paura di perdere voti ! La guerra ideologica scatenata dalla Lega e da Berlusconi, non alla povertà e ai diritti negati, ma ai poveri, agli ultimi, ai senza diritti, non ha reso la nostra società più ricca, non ci ha posto al riparo dalla crisi economica mondiale, non ci ha reso più liberi, non ci ha reso migliori, ha solo reso espliciti disegni politici eversivi, elaborati da tempo, e modelli personali di vita tutt’altro che sobri, come il momento e il ruolo imporrebbero, ma più invasivi, arroganti e cinici ! Cosa comporta questo in termini pratici, come si traduce in programmi amministrativi ? L’hanno spiegato in modo semplice, ma chiaro e convincente, inaugurando la festa democratica di Casorate Sempione, Mario Aspesi e Laura Prati , nell’ambito del dibattito sulla manovra finanziaria. “ I Comuni subiranno tagli tremendi che andranno ad incidere sui servizi alla famiglia, sul diritto all’istruzione, sull’assistenza. I Comuni non battono moneta e allora toccherà stringere la cinghia, ma se ci sarà un euro, questo dovrà andare verso la famiglia, la scuola, i giovani. Facciamo qualche strada in meno, lasciamo qualche buca in più sulle strade già fatte , ma non facciamo mancare il sostegno alle famiglie”. Ed io aggiungo. se ci sarà un euro per la scuola materna dovrà servire all’integrazione, il che vuol dire non far mancare l’insegnamento dell’italiano ai piccoli immigrati, perché si sentano prima possibile capiti e accettati ! Intermini pratici significa ad esempio cambiare le delibere sul “bonus bebè” per renderne reale, senza discriminazione per nessuno, la fruizione. Rispetto ad una vita che nasce, non c’è colore della pelle o provenienza dei genitori (cittadini comunitari “ab origine”, è la condizione imposta a suo tempo dal comune di Morazzone) che possa giustificare discriminazioni; significa eliminare le code all’anagrafe, ingiustamente e pretestuosamente imposte in qualche comune ai cittadini extracomunitari, anche per ottenere un semplice certificato. Significa far marciare di pari passo le iniziative per l’integrazione dei figli con quella dei loro genitori. Limitarsi ai più giovani significa spesso aumentare le contraddizioni in famiglia, contraddizioni che a mano a mano a mano che i figli crescono ( da occidentali e italiani) generano talvolta tragedie irreparabili e, quotidianamente, tensioni insopportabili tra genitori e figli. Il ricongiungimento delle famiglie non può essere solo una pratica burocratica, ma una politica attiva che punti al ricongiungimento della famiglia e alla salvaguardia della sua armonia interna e se il “ ricongiungimento” non è competenza locale ricordo a tutti che lo è invece l’assistenza alle famiglie !
c) Altra priorità è rappresentata dalla carenza di servizi sul territorio nell’ambito della Sanità lombarda di cui, il prof. Giorgio Grasso, dell’Università dell’Insubria e il prof. Francesco Longo ( Direttore del Centro di Ricerche sulla Gestione dell'assistenza Sanitaria Sociale presso l’Universitrà Bocconi ) nell’incontro tenuto a Varese presso il collegio De Filippi nell’ambito della campagna elettorale regionale il 25 marzo scorso , hanno tracciato un quadro preciso ,sottolineandone meriti e criticità, in relazione alle attese federaliste, in rapporto alle altre regioni, in rapporto alle aspettative dei cittadini. Mi limito qui, per stare al tema, a citare testualmente il prof Longo: “Buoni se non ottimi gli ospedali, liste di attesa contenuta, per quanto riguarda la specialistica ,ma… servizi territoriali poco sviluppati. La salute mentale, le dipendenze, l’assistenza domiciliare sono fragili. Un modello che sul territorio è fragile e che tende ad istituzionalizzare. In cambio, ci sono 55.000 letti in casa di riposo, il doppio rispetto agli emiliani, che hanno investito sui servizi territoriali. In questo modello c’è un problema rispetto al quale gli enti locali lombardi hanno grande colpa: questo modello è centralizzato, con un feroce controllo da parte della regione. Questa regione che fa la federalista a Roma è la più grande centralizzatrice a casa propria, avendo tagliato fuori gli enti locali. L’ assenza degli enti locali in sanità spiega la debolezza del sistema territoriale. La sconfitta più grossa che ha blindato l’esclusione del controllo degli enti locali è la geografia istituzionale: ad esempio una ASL provinciale che raccoglie 100 comuni, impedisce loro di esercitare qualsiasi funzione di indirizzo o controllo “. Quella serata ( voluta da Augusto Airoldi, nell’ambito della sua campagna elettorale) ) con le relazioni dei due prof. citati e il dibattito che ne seguì, si rivelò per me una miniera di idee e di proposte programmatiche a cui mi piacerebbe attingessero a piene mani i candidati alla segreteria del partito e i suoi rappresentanti negli enti locali .
d) Un’altra priorità su cui vorrei trattenermi è quella della PACE, che solo apparentemente è qualcosa di talmente alto, un Valore così lontano dalle preoccupazioni di un Ente o di un’organizzazione politica territoriale da apparire, fuori luogo, estraneo al tema in discussione il 19 luglio. Eppure io credo che non sia così, soprattutto se al concetto di Pace accostiamo quello contrapposto di guerra e poi quello di mercato. Che la guerra rappresenti un mercato fiorente e ampiamente globalizzato è cosa nota; che sia per molti aspetti un mercato di morte è talmente ripugnante che neppure ci lasciamo sfiorare da dubbio che sia una vergogna vendere un “blindato” o un “caccia”, un “missile “ o una “mina anti-uomo”, con le stesse tecniche di marketing del caffè Lavazza, quello dello slogan “più lo mandi giù più ti tira su”, con le stesse pacche sulla spalla con cui si tratta al mercato un carico di pomodori sanmarzano e la stessa leggerezza con cui si prenota una suite con panorama sulla scalinata di Trinità dei Monti ed escort tra le sete del lettone. Quello delle armi è l’unico mercato che non conosce crisi: tra il 2008 e il 2009 l’export italiano di armi è cresciuto in valore del 74% ( i dati sono di Ires Toscana, presentati a Terra Futura-Firenze, il 29 maggio scorso) arrivando a lambire quota 5 miliardi di euro annui
Cosa c’entra questo con il programma del PD ? C’entra , perché c’entra col Pil, perché influenza il PIL, che non è esattamente il FIL, non è l’indice che misura la Felicità, ma il Benessere economico SI. Un tema che nelle settimane scorse, a Varese, è stato reso più attuale dall’intervista rilasciata dall’on, Marantelli, quella della strigliata a Berlusconi che non sarebbe stato all’altezza della sua fama di “venditore”… di aerei militari, “addestratori”, ma anche macchine di guerra e di morte.
L’episodio mi ha proiettato indietro negli anni, nella seconda metà degli anni ’80, quando il “Commesso Viaggiatore delle industrie belliche italiane” era l’On. Spadolini, che assolveva all’incarico con ben altri risultati ed anche lui riceveva le sue strigliate: la sua spina nel fianco era Alex Zanotelli. Insieme a lui c’era il popolo della pace, quello delle marce Perugia-Assisi , quello di “mani tese”, dei “beati costruttori di Pace”, di don A. Bizzotto e don Tonino Bello! Il popolo di chi pur vivendo l’utopia, il sogno della Pace, ha saputo battersi per obiettivi concreti , come il riconoscimento dell’ “obiezione di coscienza al servizio militare “ , che allora era di leva, o il varo di una più trasparente “ legge sul commercio delle armi “.
Mi piace ricordare che a quelle battaglie non furono del tutto estranei neppure quei partiti e movimenti (o pezzi importanti di essi) che oggi si riconoscono nell’area culturale e politica rappresentata dal PD; lo ricordo perché quello spirito non può essere sacrificato, soprattutto nella ricca Lombardia, alla logica del PIL . Non siamo stati estranei allora e, a maggior ragione, non possiamo esserlo ora , mentre assistiamo al fallimento dell’intervento armato in Afghanistan ( una guerra che è già durata più di quella del Vietnam , negli anni ’60 ! ) e al fallimento della politica sempre più muscolare delle autorità israeliane nei confronti dei palestinesi .
Vanno cercate soluzioni diverse, strade diverse … per costruire percorsi di Pace nello spirito dell’art. 11 della nostra Costituzione (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.) e del paragrafo 7 del Manifesto dei Valori del Partito Democratico:“Il Partito Democratico, per l’ispirazione etica, culturale e politica che lo sostiene, intende promuovere una politica attiva e intraprendente a favore della pace, richiamandosi allo spirito e allalettera della Costituzione italiana, ai princìpi generali della Carta europea e alla Carta delle Nazioni Unite. In conformità all’art. 11 della Costituzione preso nella sua interezza, il Partito Democratico si adopera affinché l’Italia si assuma le proprie responsabilità internazionali nel governo dei conflitti, in coerenza con il diritto internazionale e attraverso le organizzazioni sovranazionali preposte alla sicurezza, alla giustizia e alla pace. Il ripudio della guerra va coniugato con l’attiva partecipazione dell’Italia alle responsabilità della comunità internazionale nell’assicurare un giusto ordine mondiale”.
Con Berlusconi, che di scuse ne deve tante a tanti, ma soprattutto agli italiani, l’assicella della sfida non pensate anche voi che possa essere spostata più in alto, che l’obiettivo possa essere più ambizioso? In Lombardia e a Varese lo scontro politico con Bossi e Berlusconi deve avere a che fare con la VITA, la produzione di strumenti di Vita, non di MORTE ! Perché non proviamo a volare alto come ci ha invitato a fare il clima stesso della riunione del 19 luglio e come ci spinge a fare la crisi economica che attanaglia le famiglie italiane e la crisi politica che toglie, ogni giorno di più, credibilità alle istituzioni e al Governo stesso? Perché non ci interroghiamo noi per primi, per poi interrogare tutta la società, sul tema della produzione bellica ?
Mi è piaciuta la proposta di moratoria nell'acquisto di armi fatta da Franceschini ( credo, a Cortona), ma mi chiedo: quando avremo il coraggio di ipotizzare e chiedere moratorie nella produzione stessa di armi e sistemi di guerra, sistemi di morte, come a livello internazionale si è fatto con la pena di morte ?
Mi piace il dibattito che si è aperto nel Partito per merito dei circoli dell’area Malpensa, sull’opportunità della terza pista, un dibattito che interessa non solo i temi del lavoro e dello sviluppo, ma anche quello ambientale e della qualità della vita . E mi chiedo perché non siamo in grado di creare almeno i presupposti per riaprire il dibattito sulla conversione dell’industria di armi . Se non noi di Varese e Lombardia , ove si concentra un bel pezzo della produzione bellica italiana, chi deve farsene carico !
Certo, a Varese non è un tema facile da affrontare e risolvere, per i risvolti occupazionali che presenta. Ma bisogna pure che il PD lanci una sfida forte per uno sviluppo economico e sociale che parli linguaggi univoci e di Vita, che assumano il valore di una strigliata a chi della Vita, spesso, ha fatto solo un uso strumentale ! Penso all’uso mediatico che la destra ha fatto della RU486, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, e fremo al pensiero che noi si sia incapaci di lavorare concretamente – pur sapendo che la strada da percorrere è lunga e accidentata – per una riconversione graduale dell’industria bellica che non ha niente di dogmatico o demagogico ma che sarebbe assolutamente coerente con la “vocazione solidaristica” degli stessi cittadini lombardi.
E poi, dovessimo ritenere arduo e improponibile oggi questo tema, possiamo almeno interrogarci se tocca proprio al PD e ai suoi eletti comportarci da “lobbysti” a sostegno del commercio di armi ?
L’Italia è il paese che della “protezione civile “ ha fatto il suo biglietto da visita nel mondo, un modello da esportare: ebbene, quante tecnologie e competenze si possono trasferire dalle emergenze militari a quelle ambientali, sociali, umanitarie? Quante macchine o apparecchiature di morte possono lasciare spazio e investimenti per la produzione di macchine e apparecchiature di vita ?
La Lombardia è la Regione che vanta una Protezione Civile che, per numero di volontari, competenze, maturate, passione applicata, mezzi impiegati, missioni compiute ( anche all’estero) può ben dirsi il cuore della Protezione Civile in Italia: non è un buon punto di partenza per immaginare che questa Regione possa diventare un polo di eccellenza, puntando alla realizzazione della “Filiera della Protezione Civile” , con un raccordo stretto tra strutture operative , istituti di ricerca e innovazione, industria ? Il PIL non potrebbe che registrare effetti positivi e più facilmente essere assimilato al FIL , non ne soffrirebbe l’occupazione … ne gioverebbe concretamente la ricerca della Pace e la cooperazione tra i popoli e forse dovremo scontare anche meno concorrenze sui mercati mondiali !
Lasciatemi sognare ( non è un’esclusiva dei giovani, anzi è cosa che si può fare benissimo anche oltre i 60 anni e vi assicuro che fa bene ) : sognare che il congresso che stiamo per celebrare, sul tema della pace e della produzione bellica riesca a dire parole nuove, carismatiche , profetiche, in linea con i documenti fondativi del Partito Democratico .
Certo, non basta schierarsi per la Pace e contro la guerra, contro ogni violenza, ogni prevaricazione, ogni sopruso, per veder affermata nel mondo la Pace … però è una premessa indispensabile. Non basta essere contro la produzione di armamenti, per scongiurare le guerre, è vero ... però è un’altra premessa indispensabile. Non basta boicottare le Banche che favoriscono il commercio internazionale ( e spesso illegale ) di armi, per scongiurare le guerre … però è ancora un’altra premessa indispensabile.
Forse non è neppure sufficiente lottare per una più equa ripartizione delle risorse mondiali tra tutti i popoli della terra, per scongiurare le guerre … però è il primo e più importante segno di solidarietà e di amore verso tutti gli esseri umani e può essere l’inizio concreto di un percorso di Pace.
Ecco, io penso che nel PD ci siano le sensibilità, le competenze, la creatività per tradurre queste aspirazioni in azioni politiche concrete, anche in una provincia difficile come Varese.

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