GRAZIE DON TONINO !


Oratorio di Morazzone-Va , 10 aprile 2010, ore 21,00: Memoria di don Tonino Bello … con don Tonino e la testimonianza di don Renato Sacco ( membro del Consiglio nazionale di Pax Christi e redattore di Mosaico di Pace, la rivista fondata da don Tonino ).

L’occasione per ricordare don Tonino Bello scaturisce dalla decisione degli aclisti di Morazzone di titolare proprio a don Tonino il loro Circolo. Luca Giudici che ne è il segretario nei giorni scorsi ha chiamato a raccolta gli amici di don Tonino con una mail semplice, ma impegnativa: “ Per il Circolo Acli di Morazzone si tratterà di un evento speciale, dopo molti anni dalla sua fondazione, è maturato il tempo per giungere alla sua "titolazione". Aver scelto "Don Tonino Bello" è per noi iscritti un onore e nel contempo una SFIDA, per il presente e per il futuro.
E in ogni caso, ACHILLE GRANDI (fondatore delle ACLI nel 1945) ebbe a dire:< Non so se faremo un tentativo destinato a fallire o se faremo un esperimento di portata storica. Abbiamo il merito di aver affrontato un grande compito! >

La serata calda, da primavera inoltrata, e il salone stracolmo di gente ( quanti amici ha don Tonino ! ) facevano trasparire dagli occhi degli organizzatori e del pubblico non solo una comprensibile soddisfazione ma soprattutto un’emozione vera, profonda, diventata addirittura fisica, palpabile, quando in apertura di serata, don Tonino stesso, dal maxi schermo, col suo volto solare, la sua voce pacata, il tono che a tratti ricordava la sua origine pugliese ( più correttamente, leccese) ha aperto la serata ringraziando: “ Io vi ringrazio tantissimo perché mi avete ritenuto degno di venire in quest’assemblea, a parlare con voi di temi molto, molto importanti. Vi dico subito che sono venuto qui come Vescovo, come annunciatore della parola dI Dio. Non sono venuto né come politico, né come sociologo, né come conoscitore di tutte le cose che avvengono di così pregnante importanza e che stanno interessando l’opinione pubblica. Io sono venuto soprattutto a dare una parola di speranza a tutti quanti voi”.

Per oltre un’ora, in un’atmosfera incantata, si sono alternati video e letture di passi ormai famosi , tratti dagli scritti, dalle omelie, da discorsi o anche da semplici conversazioni di don Tonino, “non tanto per tenerne alta la memoria” – così viene letto nell’introduzione- ”ormai patrimonio collettivo, bensì per attingere ancora a piene mani alla sua spiritualità, per aggrapparci a lui, alla sua tenerezza di pastore; perché la sua parola lenisca le ferite dei nostri cuori, lacerati come i rapporti con i nostri fratelli immigrati, dopo i fatti recenti di Rosarno e San Nicola Varco e quelli meno recenti di Villa Literno ( 1989) e Castelvolturno ( 2008 ). Vogliamo ricordare ancora don Tonino , mentre titoliamo formalmente ed ufficialmente a lui il nostro Circolo Acli, per sottolineare la particolare attenzione con cui, illuminati dal suo pensiero, vogliamo vivere e attuare il nostro impegno nelle Acli, nello spirito e nella lettera dello Statuto, in particolare” , laddove esso ricorda che le Acli:

“-fondano sul Messaggio Evangelico e sull'insegnamento della Chiesa la loro azione per la promozione dei lavoratori e operano per una società in cui sia assicurato, secondo democrazia e giustizia, lo sviluppo integrale di ogni persona.

“- promuovono solidarietà e responsabilità per costruire una nuova qualità del lavoro e del vivere civile, nella convivenza e cooperazione fra culture ed etnie diverse, nella costruzione della pace, nella salvaguardia del creato”.

Il tema della serata è stato quello dell’accoglienza, della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato, sviluppato attraverso richiami teologici al significato stesso del principale mistero della nostra fede e cioè la Santissima Trinità : “Giorgio La Pira – sono parole di don Tonino - diceva che noi cristiani dobbiamo costruire la città nuova intorno alla fontana antica. Qual è la fontana antica? E’ la Santissima Trinità, verità che il Signore Gesù non ci è venuto a rivelare per alimentare le nostre curiosità teologiche.
La SS Trinità non è soltanto il mistero centrale della nostra fede. E’ il mistero principale della nostra morale.
Nella Santissima Trinità il Padre vive così fondamentalmente per il Figlio, e il Padre e il Figlio per lo Spirito vivono così profondamente l’uno per l’altro che formano un solo Dio. Questo mistero principale della nostra fede noi lo dobbiamo vivere nel nostro quotidiano: persone uguali e distinte.Il riconoscimento delle persone è fondamentale. E’ fondamentale per educarsi alla pace. E’ fondamentale all’interno delle famiglie…..
E’ fondamentale perché oggi le persone non vengono più riconosciute. La ricerca del volto dovrebbe diventare una passione per tutti quanti noi”.

Il tema dell’accoglienza è stato affrontato senza reticenze, anche a proposito di aborto, ma anche senza strumentalizzazioni elettorali ( come poi sottolineerà don Renato Sacco )con la delicatezza, la passione e l’amore con cui don Tonino sapeva parlare di vita :” Aiutami ora …. Signore,
a dire, terra terra, che l’aborto è un oltraggio grave alla tua fantasia. E’ un crimine contro il tuo genio. E’ un riaffondare l’aurora nelle viscere dell’oceano. E’ l’antigenesi più delittuosa. E’ la “decreazione” più desolante. Ma aiutami a dire, anche, che mettere in vita non è tutto.
Bisogna mettere in luce. Che antipasqua non è solo l’aborto, ma è ogni accoglienza mancata. E’ ogni rifiuto del pane, della casa, del lavoro, dell’istruzione, dei diritti primari. Antipasqua è la guerra : ogni guerra. Antipasqua è lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita, dove si tira a campare, dove si vegeta solo”.

E su Maria, simbolo di questa capacità di accoglienza totale, gratuita, don Tonino ha svolto riflessioni profonde, originali . A lei ha indirizzato preghiere che profumano d’amore e di poesia:
 “Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente, ci fa vivere tra porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo più l’uno dell’altro. Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è divenuto organico nei rapporti col prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il cuore se ne va a pezzi dietro i cancelli dei nostri recinti.
Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze. Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi. Sfascia le cinture delle leghe. Allenta le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. Abbatti le nostre frontiere: le frontiere culturali, prima di quelle geografiche. Queste ultime cedono ormai sotto l’urto dei popoli “altri”, ma le prime restano tenacemente impermeabili. Visto allora che siamo costretti ad accogliere gli stranieri nel corpo della nostra terra, aiutaci perché possiamo accoglierli anche nel cuore della nostra civiltà”.

Infine la pace: l’impegno per la pace è stato uno dei tratti inconfondibili dell’azione pastorale di Don Tonino. E’stato un impegno teso a creare le condizioni, prima nelle nostre coscienze e poi nelle istituzioni, perché il sogno di Isaia possa divenire realtà. L’impegno per la pace in Don Tonino non è stato solo utopia, anche se appare evidente che la valenza utopica non può mancare mai, perché solo l’utopia può impedirci la resa in situazioni disperate! E’ innanzitutto consapevolezza lucida che non esistono “guerre giuste” e che “unica garanzia per la sopravvivenza dei popoli oggi è la soluzione non violenta dei conflitti” che richiede una profonda estesa cultura di pace. Da qui il suo impegno, quasi pedagogico, verso governanti e politici, verso le gerarchie ecclesiastiche ( che non sempre seppero accogliere il suo messaggio) e i giovani, suoi interlocutori privilegiati, a cui si rivolse con parole profetiche nel famoso –ormai- discorso pronunciato all'Arena di Verona, all’incontro dei beati costruttori di pace, nell’ aprile 1989:
fra pochi giorni celebreremo la festa di Pentecoste e noi ripeteremo l'invocazione "Manda il tuo Spirito, Signore: tutto sarà ricreato, e rinnoverai la faccia della terra".
La faccia della terra.
La crosta della terra.
La pelle di questa nostra terra, deturpata dagli inquinamenti, invecchiata dalle nostre manipolazioni, violentata dalle nostre ingordigie.
Ebbene, questa pelle diventerà fresca come la pelle di un adolescente. E si realizzerà la splendida intuizione dì Isaia che, addirittura invertendone l'ordine, aveva collegato insieme salvaguardia del creato, giustizia e pace: "In noi sarà infuso uno Spirito dall'alto. Allora il deserto diventerà un giardino.. e la giustizia regnerà nel giardino.. e frutto della giustizia sarà la pace". (Is 32,15-17). Il deserto, quindi, diventerà un giardino. Nel giardino crescerà l'albero della giustizia. Frutto di quest'albero sarà la pace! “

Al termine del recital, la testimonianza di don Renato Sacco, che fu con lui nella Sarajevo occupata e bombardata, che fu con lui a Verona, tra i “Beati costruttori di pace” ci ha riportato con i piedi per terra, nel “terribile quotidiano” in cui siamo chiamati ad essere lievito. A ridare valore ai Valori Veri, come la Pace, un valore nostro, soprattutto nostro, evangelico ( il saluto, augurio e "comanda" con cui il Risorto si rivolge ai discepoli, nel Cenacolo, a porte chiuse).
Don Renato ci invita a non ridurre don Tonino in formato santino, tascabile! Viviamo momenti terribili: dai nostri vocabolari è scomparsa la parola Pace, nel nostro “terribile quotidiano” siamo spinti verso il baratro della paura e della violenza ( nel migliore dei casi ,verbale) del rifiuto esplicito, o dell’indifferenza , che è anche peggio!  L’indifferenza nega, annienta l’altro, lo rende invisibile, calpestabile. Verso il dolore altrui stiamo diventando cinici, duri. Don Renato ci invita a non “fare a pezzi “ don Tonino, a non prendere di lui solo ciò che è bello, la sua poesia, la sua grande capacità di giocare con le parole, ma di tener conto soprattutto dell’esempio di una vita vissuta in umiltà e povertà, dalla parte degli ultimi, come Francesco, aderendo al Vangelo “ sine glossa”, oggi diremmo “ senza sconto”: Francesco che dona i suoi beni ai poveri, che si consegna nudo alla Chiesa, che abbraccia i lebbrosi, che si reca disarmato a Damietta.

Quante cose potremmo ancora dire di quelle due ore vissute così intensamente. Certamente le conserveremo con amore e fremito dentro di noi, come quell’emozione forte, struggente , che per un attimo ci ha serrato la gola, quando, insieme – come i giovani di Molfetta in quell’ultimo compleanno di don Tonino ,il 18 marzo 1993 – abbiamo cantato col cuore finalmente libero da affanni:

Oh freedom, oh freedom, oh freedom over me
And before I'd be a slave I'll be buried in a my grave
And go home to my Lord and be free
No more mourning, no more mourning, no more mourning over me
And before I'd be a slave I'll be buried in a my grave
And go home to my Lord and be free
No more shouting, no more shouting, no more shouting over me
and before I'll be a slave I'll be buried in my grave And go home to my Lord and be free
No more crying, no more crying, no more crying over me
And before I'd be a slave I'll be buried in a my grave
And go home to my Lord and be free
Oh freedom, oh freedom, oh freedom over me
And before I'd be a slave I'll be buried in a my grave
And go home to my Lord and be free

Grazie, don Tonino !

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