50^ marcia Nazionale per la pace - Sotto il Monte Giovanni XXIII -01 gennaio 2018 .


Il titolo della cinquantesima Marcia per la Pace che campeggia sullo striscione che apre la marcia stessa è “ Migranti e rifugiati: Uomini e donne in cerca di pace “  e, come tutti gli anni è mutuato dal messaggio del Santo Padre. Un messaggio  che tradizionalmente viene pubblicato con notevole anticipo, per fornire agli organizzatori  ed ai partecipanti il tema per una riflessione e una meditazione che sia attuale e puntuale . E lo sempre stato in questi 50 anni. E quest'anno lo è più che mai, perchè  il focus è sui migranti, dopo la delusione del rifiuto europeo a farsi carico di gruppi di migranti ( che brutto parlare di "quote" ! ) e dopo le tristi vicende connesse agli accordo italo-libici.
La locandina col programma della  marcia ( clicca sull'immagine per ingrandirla)

Quest’anno la marciasi svolge ( come sempre ,di sera, cioè proprio mentre scriviamo ) ma lungo un cammino storico e ricco di ricordi, prende infatti il via a Calusco d’Adda e terminerà a Sotto il Monte Giovanni XXIII, ove si concluderà presso il bellissimo Giardino della Pace .

"Il Giardino della pace è il completamento del complesso del santuario di Sotto il Monte dedicato a Papa Giovanni. È un polmone verde per aiutare i pellegrini a conoscere e a entrare in sintonia con la spiritualità di San Giovanni XXIII. È un percorso a piedi attraverso la vita e la santità del Papa. Nella pavimentazione sono state inserite alcune strisce in ottone riportanti altrettante frasi significative di Papa Giovanni che introducono le virtù cardini della sua spiritualità. Da queste espressioni parte la riflessione e la preghiera per un itinerario a tappe che si snoda tutto attorno al giardino. La conclusione di questo itinerario di fede e di preghiera è la cripta, cuore del pellegrinaggio a Sotto il monte.

Al centro del Giardino la maestosa e serafica statua di Papa Giovanni che interpreta l’abbraccio della Chiesa per ogni suo figlio, continuando la famosa carezza ai bambini e a tutta l’umanità sofferente“.

Il testo che avete appena letto è tratto dal sito al sito : http://www.papagiovannisottoilmonte.org/it/santuario che consigliamo di visitare per le immagini mozzafiato del complesso, dedicato al Papa Buono che, a Sotto il Monte vide i natali.

Dalla pagine dell'Avvenire, nei giorni scorsi, Monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi Italia,ha voluto ricordarci che qui, a Sotto il Monte è nata nel lontano 1967 la prima marcia per la pace, si era allora in piena guerra fredda e il paese, anzi il cortile di casa del papa che qualche anno prima ci aveva fatto dono della Pacem in Terris, era parso il luogo più carico di simboli da perpetuare nei decenni e da cui attingere la stessa energia morale e spirituale per farlo.

Per decenni le Marce della pace si sono svolti in piena guerra fredda:una sfida ardua, ma che forse faceva meno paura delle sfide di oggi che hanno al centro i temi delle migrazioni e dell'accoglienza. Allora gli interlocutori erano due mondi lontani e contrapposti che, forse per reciproca convenienza, non sarebbero mai venuti direttamente alle armi. ed è stato così. 
Quest'anno la marcia per la pace festeggia la sua 50^ edizione ed il tema su cui ci chiama a riflettere ci tocca da vicino e ci sfida, sfida le nostre abitudini, le nostre certezze, la nostra quotidianità, arriva a mettere in dubbio convinzioni granitiche su cui abbiamo costruito un'autostima che pareva incrollabile: lo spirito di solidarietà, la innata proverbiale bontà di noi italiani, la nostra generosità e la capacità di accogliere !

Ce n'è voluto, ma forze irresponsabili, razziste  e disumane hanno talmente battuto sul tema dolente della crisi economica, sulla precarietà del lavoro, sulle migrazioni vissute come invasione, sui fratelli più disagiati presentati come profittatori, ladri, stupratori, terroristi, vacanzieri, sfaccendati ecc...che il germe della paura rischia di prendere  il sopravvento, cosiché oggi appaiono lontani e irripetibili i tempi in cui si candidava la Puglia e poi Pantelleria al Nobel per la Pace.

INIZIATIVE PER LA PACE NEL DECANATO DI AZZATE:

Ogni anno il testo del messaggio del papa anima la marcia nazionale e poi, lungo il mese di ottobre ( mese che da decenni è dedicato alla pace ) anima tutte le iniziative che parrocchie, diocesi e decanati organizzeranno sui loro territori.

In particolare nel decanato di Azzate – Va sono già programmate, e sono in via di attuazione, ben due iniziative

1) LA SANTA MESSA PER LA PACE DEL 1° GENNAIO, PRESSO LA PARROCCHIA DI BUGUGGIATE:


La marcia nazionale che si va concludendo in queste ore a Sotto il Monte  terminerà nella notte con la Santa Messa, perchè nel cuore della liturgia Eucaristica è piantato saldo l'impegno di ogni credente per la pace, perchè è Cristo stesso la nostra pace e senza di lui vaghiamo nel buio, magari animati da  buoni sentimenti ma senza la Luce di Cristo. 
E così il nostro "mese decanale per la pace" comincia esattamente dove, finita la marcia per la Pace Nazionale, comincia l'impegno nazionale per tutto il mese di gennaio, nella celebrazione eucaristica. 
La Santa Messa sara presieduta da S. E. Monsignor Giovanni Giudici, già presidente di Pax Christi, di cui fu primo presidente don Tonino Bello,e sarà un'occasione eccezionale pere  prepararci degnamente a testimoniare l'amore di Christo per gli ultimi, la vocazione cristiana all'accoglienza, in occasione della marcia decanale per la pace a cui daremo vita sabato 13 gennaio.

2)      LA MARCIA DECANALE PER LA PACE SI SVILUPPERA’ TRA LE PARROCCHIE DI BUGUGGIATE E AZZATE




Le riflessioni che svilupperemo lungo il tragitto ( il programma verrà distribuito nei  pro ssimi giorni) sono tutte presenti nel messaggio del Santo Padre Francesco, che potete leggere  nella sua versione integrale cliccando qui mentre di seguito vi proponiamo una sintesi di più immediata lettura, di cui ringraziamo l'amica signora  Anna Oblatore Monti,  animatrice instancabile di questa marcia e di quelle precedenti:

SINTESI DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA 
LI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
1° GENNAIO 2018

Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace


Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta.

Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura. Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate.

..La maggioranza migra seguendo un percorso regolare, mentre alcuni prendono altre strade, soprattutto a causa della disperazione, quando la patria non offre loro sicurezza né opportunità, e ogni via legale pare impraticabile, bloccata o troppo lenta.
In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio. Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano.
Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace
…Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati.
Offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

“ACCOGLIERE” richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali. La Scrittura ci ricorda: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo».

“PROTEGGERE” ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui sono più esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi. Dio non discrimina: «Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova».

“PROMUOVERE” rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro. La Bibbia insegna che Dio «ama lo straniero e gli dà pane e vestito»; perciò esorta: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto».

“INTEGRARE”, infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali. Come scrive San Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio».

Auspico di cuore che sia questo spirito ad animare il processo che lungo il 2018 condurrà alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati. In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Per questo è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza…

Ci ispirano le parole di San Giovanni Paolo II: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”». Molti nella storia hanno creduto in questo “sogno” e quanto hanno compiuto testimonia che non si tratta di una utopia irrealizzabile.



Vista di una parte del Giardino della pace annesso al Santuario S Giovanni XXII a sotto il Monte

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