La “Pacem in terris” ha 50 anni...
Papa Giovanni XXIII ( qui la biografia) |
Tra qualche
giorno, esattamente l’11 aprile, ricorre il 50°anniversario della promulgazione
dell’Enciclica “Pacem in terris” (1) di Papa Giovanni XXXIII.
In piena “guerra fredda” , con un mondo spaccato in due blocchi
contrapposti e diviso tra capitalismo e socialismo reale , Papa Giovanni,
ormai prossimo alla morte, levava accorata la sua voce per richiamare all’attenzione di
tutti gli uomini di “buona volontà “ il bene primario della Pace, “anelito
profondo degli esseri umani di tutti i tempi”.
E’ l’enciclica che, col
Concilio ecumenico Vaticano II, ha caratterizzato
e indirizzato la mia adolescenza e quella di intere generazioni di credenti e
non, mai però avrei immaginato che, a distanza di 50 anni e con la “guerra fredda” diventata ormai un
ricordo lontano, il suo messaggio potesse
essere ancora così attuale, fortemente
attuale, e allo stesso tempo così disatteso !
Disatteso e per questo
ancora più attuale , nei rapporti tra gli
Stati, a causa dei numerosi conflitti che ancora insanguinano il pianeta, a
partire dal nostro mediterraneo, dalle tante missioni di pace in molti casi
trasformatesi in vere “missioni di
guerra” finalizzate a perpetuare
privilegi coloniali antichi o instaurarne di nuovi;messaggio disatteso a causa
dell’escalation della produzione di
sistemi d’arma sempre più sofisticati ( ad es. i cacciabombardieri F35) e dai deliri
nazionalcomunisti che dall’estremo oriente, attraverso la Corea del nord, proiettano
ombre paurose che potrebbero trasformarsi in sagome reali di missili nucleari lanciati
magari solo per ostentare potenza e alimentare un clima di terrore
internazionale; disatteso e attuale, nella vecchia Europa, anche nelle
relazioni interne ai singoli Stati, e
cioè tra i Governi e i propri cittadini.
Alla violenza della crisi,
prima finanziaria e poi anche economica e sociale, si aggiunge infatti quella di uno Stato che da tempo ha rinunciato al suo ruolo di regolatore dei conflitti
sociali e paladino del godimento pieno dei diritti di cittadinanza attraverso politiche che nascessero da scelte di equità
e di solidarietà. L’idea che il mercato da solo - per sue intrinseche virtù e attraverso un circolo virtuoso autoalimentato
di lavoro-reddito-consumi-fisco-assistenza
- avrebbe creato benessere e
stabilità ha fallito i suoi obiettivi miseramente. E non poteva essere
altrimenti visto che, in nome di un liberismo senza freni, si è governato per quasi 20 anni col pensiero e l’azione politica rivolti prevalentemente
al soddisfacimento di interessi privati, piegando anche le istituzioni ai
propri capricci e alimentando in ampie fasce di cittadini l’illusione che
potesse essere l’egoismo individuale, o di ceto sociale, la strada che avrebbe
dovuto portare alla facile soluzione di ogni problema . Da qui lo smantellamento graduale di quella rete di
valori da cui era nata la “Repubblica fondata sul lavoro” che avrebbe potuto e dovuto mantenere
vivo il senso civico e consentire di
anteporre con naturalezza la ricerca del bene comune al proprio tornaconto.
Oggi la confusione e la decadenza culturale e
morale sono tali da consentire a
qualcuno di identificarsi tout court con
la società
civile ed appropriarsi dell’appellativo di “cittadino” mentre con delle non-scelte sceglie di fatto la politica
del tanto peggio-tanto meglio.
Dopo un ventennio
caratterizzato quasi esclusivamente da
governi di centrodestra, la forbice sociale, il divario tra ricchi e poveri si
è allargato a dismisura, la ricchezza si è concentrata sempre più nelle mani di
una ristretta oligarchia finanziaria e imprenditoriale
e di una casta fatta di politici di
lungo corso e manager pubblici e
privati, mentre la restante popolazione, ceti medi e popolari, è diventata
sempre più povera. Più povera economicamente, più disgraziata sotto il profilo
dei valori, più corrotta sotto il
profilo dei costumi, più fragile sotto il profilo umano.
Hanno sponsorizzato l’arricchimento
facile, perseguito senza regole e senza scrupoli, come l’unico dio da adorare, ci hanno spinto a crede che non
l’avidità e l’accumulo di ricchezze con metodi illegali , ma il bene e i beni
comuni fossero il male assoluto di quest’epoca e ci hanno fatto dimenticare che nasciamo “nudi “ e così quando ci
scopriamo “poveri” ( dopo aver rincorso inutilmente un benessere effimero) ci lasciamo sopraffare dalla vergogna e ci
facciamo rubare anche la vita!
Non è della povertà che dobbiamo
vergognarci e comunque non dovremmo mai vergognarcene
noi poveri, bensì chi ci ha portato,
e con le sue politiche continua a farlo,
nelle condizioni disastrose in cui ci
troviamo.
Ricordare oggi la “Pacem in terris” significa ridare
speranza a chi l’ha perduta, dignità alla vita umana e nuova cittadinanza ai
diritti, significa ricordare a chi ha
responsabilità pubbliche che il
potere viene loro dai cittadini ed è
finalizzato non all’arricchimento individuale, non alla soddisfazione del
bisogno personale di potere, bensì alla
realizzazione del bene pubblico, ad assicurare a tutti i cittadini, come è
chiaramente espresso nella “Pacem in terris”:
“Il
diritto all’esistenza e ad un tenore di vita dignitoso ( 2 )
6. Ogni essere umano ha il diritto
all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per
un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione,
il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali
necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di
invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso
di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua
volontà
Diritti
riguardanti i valori morali e culturali (3 )
7. Ogni essere umano ha il diritto al
rispetto della sua persona; alla buona riputazione; alla libertà nella ricerca
del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione, nel
coltivare l’arte, entro i limiti consentiti dall’ordine morale e dal bene
comune; e ha il diritto all’obiettività nella informazione.
Scaturisce pure dalla natura umana il
diritto di partecipare ai beni della cultura, e quindi il diritto ad un’istruzione
di base e ad una formazione tecnico-professionale adeguata al grado di sviluppo
della propria comunità politica. Ci si deve adoperare perché sia soddisfatta
l’esigenza di accedere ai gradi superiori dell’istruzione sulla base del
merito; cosicché gli esseri umani, nei limiti del possibile, nella vita sociale
coprano posti e assumano responsabilità conformi alle loro attitudini naturali e
alle loro capacità acquisite”.
Giovanni XXIII,
dopo aver toccato e illuminato con grande spirito profetico e tanta sollecitudine
pastorale ogni aspetto della vita personale e sociale e il complesso mondo dei
diritti ,non solo dei credenti ma dell’intera umanità conclude la sua “Pacem in
terris” citando il suo predecessore , Pio
XII, il papa che aveva provato sulla sua
l’orrore della guerra e perciò a ragione poteva ammonire: (4) “Non
nella rivoluzione,ma in una evoluzione concordata sta la salvezza e la
giustizia. La violenza non ha mai fatto altro che abbattere, non innalzare;
accendere le passioni, non calmarle; accumulare odio e rovine, non affratellare
i contendenti; e ha precipitato gli uomini e i partiti nella dura necessità di
ricostruire lentamente, dopo prove dolorose, sopra i ruderi della discordia" .
Da qui l’esortazione
finale della “Pacem in terris:
( 5) 87. A tutti gli uomini di
buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti
della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i
rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le
rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui,
famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la
comunità mondiale. Compito nobilissimo quale è quello di attuare la vera pace
nell’ordine stabilito da Dio.
Note :
( 1) Il testo integrale dell’Enciclica
“Pacem in terris” è disponibile cliccando sulla didascalia, sotto lìimmagine a lato.!
(2) Pacem in terris, Parte I: Ogni
essere umano è persona, soggetto di diritti e di doveri . 1. Diritti: diritto
all’esistenza e a un tenore di vita dignitoso.
( 3) Pacem in terris, Parte I: Ogni essere umano è persona, soggetto di
diritti e di doveri . 1. Diritti : diritti riguardanti i valori morali e
culturali.
(4)
Cf. Discorso agli operai
italiani di Pio XII.
(5) Pacem in terris, Parte V: Richiami pastorali ,
compito immenso.
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