ELOGIO DEL DISSENSO, di Don Renato Sacco. Tratto da “ Mosaico di Pace”.


Il Tricolore, in questi anni, ha avvolto troppe bare di giovane caduti in missione di pace ! Quando diremo: basta !
  La Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, che anche quest’anno un po’ ovunque si celebrerà la domenica successiva al 4 novembre, cade in un momento veramente buio, triste direi, per la nostra democrazia, a causa del decoro istituzionale tradito dai vertici governativi, con gravi ripercussioni sulla collettività nazionale che vive uno scollamento quanto mai profondo e lacerante tra vertici e base. E questo capita sul piano nazionale, ma anche sul più modesto piano locale.

C’è scollamento, c’è una distanza siderale tra i principi che si declamano e la loro declinazione nella pratica quotidiana, con uomini delle Istituzioni o ad esse vicini che, con diverso grado di responsabilità ma uguale impatto negativo sull’opinione pubblica, si occupano esclusivamente dei loro fatti personali: che si tratti di sconci “sollazzi”, di facili arricchimenti, di paradisi fiscali o di più modesti soprusi locali non ha importanza, purché prima di ogni cosa si affermi il piacere personale, il tornaconto privato, l’interesse di gruppo o di partito!
Ha fatto bene il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a difendere, nel discorso pronunciato il 4 novembre, l’Unità Nazionale e i Valori su cui essa si fonda. Ma che risonanza ha avuto il suo appello in questi giorni in cui il paese è sospeso ad un filo esile sotteso tra i “bunga bunga” berlusconiani e la “ spina” che Fini non si decide a staccare? Una spina che peraltro il paese, stretto nella morsa della crisi, ha già staccato da un pezzo.
Domenica 7 novembre ,  il Tricolore sarà esposto ovunque ( a parte le tristi eccezioni di qualche irriducibile sindaco leghista, che non ha ancora ben chiaro che l'unica cosa di cui derve vergognarsi  è del sostegno dato dalla Lega al Governo in carica) lo  esporrò anch'io e,  al suo fianco, come sempre esporrò anche  la bandiera della Pace.  Ma lo farò senza retorica, senza gioia, lo farò pensando agli uomini e alle donne vittime di tutte le guerre, soprattutto quelle di oggi, e non come a “modelli” o “eroi” da celebrare, ma come a ragazzi sfortunati, da piangere ! Ragazzi a cui una politica inutilmente muscolare ha tolto la gioia di vivere: sì perché penso che ognuno di loro avrebbe solo voluto continuare a vivere!
Potrei fermarmi qui, ma penso che questo inizio di riflessione possa utilmente continuare con la lettura di quanto ha scritto Don Renato Sacco per Mosaico di Pace, proprio per la Festività del 4 Novembre.

Elogio del dissenso

3 novembre 2010 - Renato Sacco

L’assemblea applaude un uomo di mezza età che – imbarazzato o intimorito dalla vicinanza del potente – non riesce o non vuole prendere le distanze dalla richiesta formulata a mo’ di battuta “avrei una ragazza da sistemare… tra questi stands...”. E la risposta è “ci penso io”. Chi è quell’uomo? E chi sono quelli che applaudono?
Credo che possono essere la nostra fotografia. Di ognuno di noi quando, per paura, sudditanza, comodità o interesse, preferiamo assecondare, dare il consenso invece che esprimere il dissenso.
I potenti hanno sempre bisogno di consenso. Altrimenti il loro potere crolla. Questo vale a ogni livello, politico, economico, militare.
C’è il rischio di dare un consenso, anche se apparentemente molto lontano, a quanto sta succedendo in Iraq: la strage di cristiani nella chiesa siro-cattolica di domenica 31 ottobre, e poi tutte le altre violenze e uccisioni di questi giorni.
Un consenso fatto forse di silenzio, perché le notizie sui mass media sono altre.
Un consenso dato alla guerra per esportare la democrazia. Un consenso più o meno velato al grande affare della lobby delle armi made in Italy che è riuscita a vendere in Iraq, solo nel 2009, per oltre 3 miliardi di euro. Tutte per la sicurezza e la polizia?
Alcuni anni fa in un luogo in mano ai terroristi sono state trovate migliaia di armi leggere italiane, con il numero di matricola contraffatto, quasi una conferma che non erano state ‘rubate’ alla polizia locale, ma era una grossa fornitura... finita chissà come nelle mani dei terroristi. Ma il consenso alle armi è forte, anche perché porta molto denaro.
Proprio gli amici iracheni mi chiedevano in questi giorni: “Perché tante armi? Quali armi hanno in mano i terroristi? Chi le procura?”.
Forse c’è un consenso tacito al progetto di dividere l’Iraq in tre parti, Kurdi, Sunniti e Sciiti, eliminando così le minoranze.
Il consenso a volte è silenzioso, al limite dell’indifferenza.
E consenso ci viene chiesto anche nell’oratoria di guerra in questi giorni, vicini al 4 novembre, anniversario della vittoria e giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale. Quanta retorica! A Milano hanno pure collocato, come l’anno scorso, 2 aerei da guerra nientemeno che in piazza Duomo! Chi ha dato il consenso?
Quale consenso si chiede con gesti del genere?
Il consenso alle guerre di oggi, chiamate missioni di pace, utilizzando la memoria della prima guerra mondiale, degli oltre 650.000 mila morti ammazzati in quella che il Papa di allora definì “Un’inutile strage”.
Sì, ha usato proprio la parola ‘strage’, la stessa usata per descrivere e condannare quanto è successo in quella chiesa a Baghdad domenica scorsa.
È tragico che il potere usi anche i morti della prima guerra mondiale, magari chiamandoli eroi, quando invece erano semplicemente dei poveracci costretti a fare la guerra contro la loro voglia. E non si ricorda invece che l’opposizione popolare alla guerra era molto ampia e con la dichiarazione di guerra, crebbe anche nell’esercito. Su 5 milioni e 500 mila mobilitati per la prima Guerra Mondiale, 870.000 furono denunciati per insubordinazione. Oltre il 15%.
E sappiamo che chi non ubbidiva agli ordini di attacco al grido ‘avanti Savoia!’ veniva fucilato anche sul posto. Il potere, men che meno quello militare, non ammette dissenso...
Attenti allora a ogni forma di consenso data al potere, per non essere complici. Ce lo ricorda anche la campagna promozionale di Mosaico di pace.
E per finire, proprio pensando al 4 novembre: c’è una cosa molto diversa tra noi e chi è stato obbligato a far la prima guerra mondiale.
Loro non potevano opporsi. Cadorna aveva ordinato rappresaglie e fucilazioni immediate.
Loro non potevano negare il consenso. Noi si.

  





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