Grazie, Piero…

Ho incontrato il mio amico Piero Lucia a Salerno, in Piazza San Francesco, davanti al Liceo T. Tasso ( il mio Liceo ! ) tra le 18,00 e le 20,00 del 30 dicembre scorso. Non vedevo Piero da anni e da decenni ( da quando mi sono trasferito a Varese ) non discorrevo con lui di Politica. Quella sera lo abbiamo fatto con la mente rivolta agli anni ’68 -’72 , anni in cui è nata e si è cementata la nostra amicizia, ma soprattutto anni in cui le nostre vite hanno messo radici in terreni ideali che ancora oggi le rendono vive e consentono loro di rinvigorire le nostre passioni , alimentare le nostre speranze.


Grazie Piero, non solo perché  in quel bar di Via dei Principati ( la via di cui Ernesto Scelza canta nella sua ballata “ come sui ponti di Pisa si bloccano i celerini ai Principati” ) mi hai regalato due ore di ricordi eccezionali e di riflessioni profonde, ma soprattutto grazie per avermi regalato ( dopo averne curato la realizzazione con la collaborazione di Francesco Sofia ) il volume “ 68 a Salerno. Miti, Utopie e Speranze di una generazione” .

Per ora il tuo libro l’ho solo “carezzato” come qualcosa di molto caro, l’ho sfogliato piluccando, qua e là, ricordi, nomi, date, immagini, sogni, come chi ritornando dopo decenni nella casa della sua adolescenza, rovista con pudore, con gli occhi prima che con le mani, alla ricerca di segni…segni del suo passato, del suo passaggio, segni lasciati da lui e dalle persone che ha amato. Quanti ne ho trovati di questi segni ! Nella ricca e struggente ballata di Ernesto come nel pregevole saggio con cui tu stesso analizzi il contesto sociale, politico e sindacale che fa da sfondo alla nascita ed alla evoluzione del movimento studentesco salernitano, dal ’68 agli anni’70.

Grazie Piero, anche per la dedica che hai scritto di tuo pugno quella sera stessa ( e poi hai voluto leggermi perché, ho pensato, non mi sfuggissero né le parole né l’emozione con cui le avevi scritte,: “ Un tratto di strada , intenso e appassionato, vissuto con semplicità, utopia, speranza, desiderio di vera libertà” .
Queste parole mi sono tornate in mente nei giorni scorsi con tutta la loro forza evocativa, mentre la stampa locale ( vedi Varesenotizie.it ed in particolare l’articolo della sua opinionista, Chiara Frangi ), ai delegati di Varese al prossimo congresso della CGIL che si interrogavano sul tema “ i giovani non ci seguono perché non sentono l’appartenenza politica, non hanno voglia di impegnarsi ” ,cercava di spiegarne le cause con rimandi alla storia contemporanea. I giovani secondo Chiara Frangi non s’impegnano a sinistra perché: “appena maggiorenni hanno avuto Prodi, D’Alema e Rutelli, certo non Berlinguer. Per molti venti-trentenni, la visione della politica italiana si è formata attraverso Corrado Guzzanti, con il suo Rutelli che, con la voce di Alberto Sordi, implorava “Berlusco’, ricordati degli amici”. Ed ancora : “La percezione di sé come individuo è cambiata. Un esempio è la visione del lavoro. Ieri il lavoro dava il pane, ma era anche un modo per essere utili alla società e definire la propria identità. Per i ragazzi, oggi, il lavoro è ancora portare a casa lo stipendio, ma sono le attività durante il tempo libero a distinguere le persone. Ognuno di loro si sente unico, la coscienza di classe è un termine che non appartiene al loro vocabolari.”

Io credo che ai giovani di oggi, manchi il sogno, l’utopia, i giovani di oggi vivono in una società globalizzata ma spesso, prigionieri della loro unicità, faticano a concepire la globalizzazione come opportunità, occasione di socializzazione, di nuove relazioni e di competitività vera, sana, ma ad un livello più alto, su piani più ampi.

“ La coscienza di classe è un termine che non appartiene al loro vocabolario” scrive Chiara Franchi. In realtà è l’economia globalizzata che ha reso vecchio, superato lo stesso concetto di “classe”; i valori fondanti e condivisi che oggi caratterizzano l’area di centrosinistra ( a chi basta oggi l’angusto recinto di “sinistra”, spesso identificato con “estrema sinistra” ? ) non sono sostanzialmente diversi dal passato, sono solo più concreti, più articolati e si chiamano: diritti, libertà ( al plurale ) ,democrazia, uguaglianza, multiculturalità, multietnicità, pace, salvaguardia dell’ambiente, solidarietà.

I giovani di oggi non hanno Berlinguer, certo, non hanno avuto neppure Martin Luther King, o Che Guevara, Ho Chi Min e neppure Gandi o Papa Giovanni XXIII… E’ vero, in quanto ad esempi viventi cui ispirarsi, apparentemente non hanno molto. C’è Berlusconi e c’è il berlusconismo, fenomeno per il quale la realtà è un grande fratello e l’utopia o i sogni esistono solo in versione ridotta,anzi corrotta: ambizioni smodate di personale arricchimento e sfrenato successo. E a sinistra ? Il berlusconismo,anche nella sua versione esistenziale, ha apparentemente corrotto tutti, è ormai un fenomeno popolare, dilaga senza confini. Apparentemente… perchè la realtà vera è più ricca e articolata,ci arriva però alterata dal filtro mediatico che la deforma e la rende funzionale agli obbiettivi di pochi.

Ai giovani non mancano positivi esempi contemporanei, vanno però cercati, libertandoli dalle sovrapposizioni di rumori o luci mediatiche distorcenti; non manca l’esempio delle generazioni precedenti; inoltre i giovani hanno intelligenza e cultura ed hanno la rete, internet…spazi di libertà e flussi di informazione costante e trasparente e, come tutti i giovani, di tutte le generazioni, hanno la generosità dell’animo, la trasparenza delle intenzioni, lo sguardo lungo sul futuro, la capacità di nutrirsi del passato, nascere dal vecchio e potenzialmente generare il nuovo..

I giovani hanno gli strumenti per distinguere la democrazia dalla propaganda, la libertà vera dalla manipolazione, la competitività dalla sopraffazione, la trasparenza dall’inganno, la pace dalla prevaricazione, la solidarietà dall’egoismo…bisogna solo aiutarli a volere il meglio per sé e per gli altri, puntare alla posta più alta, più faticosa da raggiungere, ma più ricca di soddisfazione vere.

Noi, la generazione del ’68, " i nostri punti fermi di riferimento ed ancoraggi in cui credere, per fortuna, in quegli anni li abbiamo trovati " ( Gianni Iuliano , aprendo il convegno sul ’68 a Salerno) . Questa “fortuna”, oggi per noi comporta il dovere generazionale di aiutare, con la testimonianza, i giovani degli anni 2000 a fare le loro scelte.




PS
Per una più ampia riflessione, soprattutto a chi, nei giorni scorsi, mi segnalava l’articolo di Chiara Frangi su Varesenotizie.it, mi permetto di segnalare il libro di Piero Lucia e Francesco Sofia, “ 68 a Salerno. Utopie e Speranze di una generazione”.

Piero Lucia ha pubblicato anche: Nel labirinto della storia perduta, Una ricostruzione dei principali passaggi della storia dell’impresa tessile a Salerno ed inoltre Intellettuali italiani del secondo dopoguerra. Impegno, crisi, speranza. Entrambi per le Edizioni Guida-Salerno

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